Lavagna tattica: il Grifo replica situazioni dell’Atalanta di Gasperini

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Ferrarini e Lisi come Hateboer e Gosens, nel secondo gol tutta l'importanza della costruzione del centrale di parte. Ma la parola chiave è

Ferrarini e Lisi come Hateboer e Gosens, nel secondo gol tutta l’importanza della costruzione del centrale di parte. Ma la parola chiave è “coraggio”

 

Nelle aule di Coverciano si ripete fino alla noia che oggi è fondamentale lavorare per concetti, per principi. Uno dei principi essenziali da allenare non è un aspetto tecnico-tattico, ma bensì una componente emozionale che viene da dentro: il CORAGGIO.

Coraggio che non è mancato ieri ai grifoni, autori di una prestazione straordinaria, coraggio che è stata la componente fondamentale per portare a casa i 3 punti.

Infatti dopo 10 minuti di gara la Cremonese, squadra di ottima qualità che farà un altro campionato rispetto al Perugia, in quanto ha un mix eccezionale tra giovani e meno giovani, aveva avuto tre nitidissime occasioni da rete; ma i ragazzi di Alvini sul ribaltamento della traversa di Bartolomei hanno avuto l’ardire di attaccare l’area con molti uomini e questo ha consentito al grifo di andare in vantaggio.

Senza coraggio la squadra poteva prendere paura, in realtà ha ribattuto colpo su colpo, nel secondo tempo ha sofferto abbastanza poco e la vittoria è venuta come naturale conseguenza dell’atteggiamento, della sicurezza e ripeto ancora una volta del coraggio dimostrato.

E’ evidente che su questo aspetto c’è la mano tangibile di mister Alvini, che ha avuto il merito, dopo le critiche della gara con il Cosenza, di andare dritto per la sua strada.

Un altro aspetto essenziale per la vittoria di ieri, e su questo il mister ha meriti relativi, è l’atteggiamento che hanno i cosiddetti “senatori” della squadra.

Quando Alvini dichiara in conferenza stampa che ha piacere nell’allenare questa squadra, lo dice con sincerità (evidentemente gli è capitato di allenare altre squadre con meno piacere… e ci può stare). E c’è un motivo importantissimo, che non attiene solo alle qualità della squadra, ma riguarda il comportamento dei giocatori.

Le dichiarazioni di Angella e di Rosi, ad esempio, ma anche di Burrai, non lasciano dubbi su come questi ragazzi si siano messi chiaro in testa che per loro giocare con il Perugia non è solo un lavoro, ma una missione.

Basta guardare le loro prestazioni, le facce dopo i gol, l’esultanza a fine gara, per capire in modo chiaro come ormai siano completamente “dentro il progetto”.

Già l’anno scorso con Caserta si era visto questa cosa, ecco perché i meriti di Alvini sono relativi: evidentemente la retrocessione ha fatto scattare in loro un qualcosa di estremamente positivo. Per la serie, non tutti i mali vengono per nuocere.

Analizzando la gara c’è da sottolineare la prestazione positiva di tutta la squadra, a partire dalla difesa, dove l’esordiente Zanandrea, al di là dell’ingenuità dell’espulsione, ha dimostrato una personalità e una determinazione fuori dal comune.

Come avevo sottolineato nel precedente articolo (poi ribadito da Alvini in conferenza stampa), la costruzione del centrale di parte nella difesa a 3 è fondamentale: si è visto tutto nella seconda rete dove Zanandrea, partendo da dietro, ha avuto quasi campo aperto per uccellare sul suo palo un ottimo Carnesecchi.

Molto bene anche i due esterni di centrocampo: nell’ultima puntata di sportperugia.it avevo fantasticato di avere nel Grifo la coppia Hateboer e Gosens dell’Atalanta.

Bene: la giocata tipica della squadra di Gasperini è la costruzione di un esterno (prevalentemente Hateboer) e la finalizzazione dell’altro (Gosens). Il Grifo nell’occasione della prima rete ha replicato alla perfezione tale situazione: costruzione di un ottimo Ferrarini e rete di Lisi.

Bene anche i due attaccanti, ove De Luca alla prima apparizione non ha demeritato, mentre Matos ha dimostrato di avere caratteristiche diverse rispetto agli altri attaccanti: più tecnico e manovriero rispetto a Carretta e Murano.

L’unica cosa che ancora non convince appieno è la posizione di Kouan. Infatti fino all’espulsione di Zanandrea l’ivoriano non si era visto molto, anzi partecipava poco alla manovra; nel secondo tempo nell’ 1-3-4-1-1 ridisegnato da Alvini ha lottato ed alla fine è stato premiato con la rete del 3-0 con un suo classico inserimento sotto porta.

Bene così: è evidente che con l’Alessandria sarà tutta un’altra partita, dove ci sarà da fare la gara e dimostrare di saper costruire gioco e non solo in ripartenza. Ma il coraggio dimostrato ieri lascia ben sperare per il futuro.

Fabio Orlandi