Quello di Caserta è un messaggio chiaro e condivisibile …

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Pagelle di metà anno: i ragazzi seguono il
 

Oggi le partite delle squadre professionistiche sono viste, riviste, vivisezionate grazie all’utilizzo della match analysis, cioè l’utilizzo della tecnologia al servizio delle squadre di calcio. Si sono create così delle figure ad hoc, gli analisti, o match analyst, il cui compito è quello di ricavare il maggior numero di informazioni utili da riportare ai tecnici che poi dovranno implementare allenamenti e gare sulla base dei dati ricevuti.

Elemento cardine di questa nuova visione del calcio è il Club Italia, dove i tecnici sono in continuo fermento per trovare nuove idee, nuove soluzioni, per aumentare da un lato il livello del calcio italiano, dall’altro per rendere i tecnici italiani sempre più preparati ed aggiornati.

L’ultima idea è quella della cosiddetta PARTITA PERFETTA, studiata dal coordinatore delle squadre giovanili dell’Italia Maurizio Viscidi, il cui obiettivo è quello di “numerare” l’effettiva pericolosità di una squadra durante una partita.

Due sono i paramenti per misurare la partita perfetta: l’indice di pericolosità offensiva (IPO) e il dominio del gioco o possesso palla.

Quindi la semplice somma algebrica

INDICE DI PERICOLOSITA’ OFFENSIVA + DOMINIO DEL GIOCO = PARTITA PERFETTA

Ribaltando i due concetti in un asse cartesiano, ove l’ascissa rappresenta il dominio e l’ordinata l’IPO si creano inevitabilmente 4 quadranti. Senza entrare troppo nel dettaglio, ovviamente il primo quadrante rappresenta la soluzione ideale, con IPO positiva e dominio del gioco superiore al 50%.

Ma attenzione: questo dato non comporta necessariamente una vittoria, ma semplicemente la testimonianza che la squadra si è ben comportata, sia in termini di dominio sia in termini di pericolosità (la squadra è stata più pericolosa di quanto abbia rischiato). Allo stesso modo finire nel quadrante opposto (con possesso palla inferiore al 50% e rischi subiti superiori ai pericoli creati) non comporta automaticamente una sconfitta, ma semplicemente il fatto che la squadra ha avuto in partita grosse difficoltà.

Se utilizziamo questo concetto nel derby tra Perugia e Ternana si può senza dubbio dire che la prestazione dei grifoni sarebbe finita nel primo quadrante, in quanto per almeno 60 minuti il Perugia è stato superiore alla Ternana, sia in termini di pericolosità che in termini di possesso palla. Ma il risultato, come già detto, può non rispecchiare questi valori, ed ha premiato le fere, abili a sfruttare una delle poche occasioni avute nel corso della gara. Analizzando solo questa partita la Ternana non ha fatto una grossa impressione, a parte i 4 giocatori offensivi (con un Falletti di altra categoria), ma bisogna fare una riflessione: come ha sottolineato giustamente Lucarelli, non è facile dopo aver dominato un campionato tenere la stessa attenzione fisica e mentale negli allenamenti ed è quindi verosimile che la squadra abbia avuto un calo nell’ultimo periodo. E’ abbastanza riduttivo valutare il valore di un gruppo sulla base di una sola gara.

La cosa interessante da sottolineare sono le parole di Caserta a fine gara sul suo futuro: riprendendo l’articolo pubblicato dal nostro giornale in data 24 maggio, le idee del mister calabrese sono a mio avviso chiarissime. Lui ha intenzione di rimanere, ha sottolineato più volte come la sua famiglia si trovi bene in città (e questo è un aspetto centrale); ma pretende garanzie, garanzie tecniche che anche quest’anno in cui si è vinto il presidente Santopadre non ha garantito. Il riferimento al mercato di gennaio è emblematico, come pure è emblematica ed eloquente la battuta di mister Caserta sulla pizza….

Fabio Orlandi