Lavagna tattica: non mancò grinta o cuore, ma personalità e coraggio

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Lavagna tattica: non mancò grinta o cuore, ma personalità e coraggio. Padova bravo a smorzare la gara dopo il vantaggio con vari

Lavagna tattica: non mancò grinta o cuore, ma personalità e coraggio. Padova bravo a smorzare la gara dopo il vantaggio con vari “espedienti”, per il Perugia attaccanti troppo isolati

 

Girando per i campetti della periferia perugina, mi sono trovato sovente a leggere il seguente striscione “testa, cuore, grinta”, ove la parola cuore era sostituita da un gigante disegno di un cuore rosso.

Analizzando calcisticamente le tre parole, esistono differenze abissali in termini di importanza, al contrario di quanto presunti esperti pallonari continuano a sostenere, sottolineando aspetti sostanzialmente risibili.

In particolare parlare di grinta significa parlare di determinazione, di voglia di lottare, di cattiveria agonistica, di rabbia: anche ieri questi concetti sono stati considerati come causa della sconfitta del Perugia a Padova.

Abbastanza ridicola come giustificazione: il Perugia ha lottato come e più del Padova, dimostrando di essere si inferiore tecnicamente, ma non da meno sul piano dell’impegno.

Mi domando quale sportivo approccia una competizione omettendo impegno, grinta, determinazione, oppure se una squadra arriva ultima in campionato perché ha messo meno impegno o meno determinazione delle altre squadre… C’è solo da sorridere a sentire certe affermazioni.

Parlare di cuore significa innanzitutto alzare il livello dell’importanza a livello calcistico. A tal proposito può essere utile quello che ha postato mister Caserta su Instagram alla vigilia della trasferta patavina con riferimento all’importanza di dare il massimo.

Dare il massimo, ossia gettare il cuore oltre l’ostacolo, fa sì che i giocatori possano uscire dal campo a testa alta anche in caso di sconfitta. Non si può certo dire che i grifoni abbiano perso perché non hanno dato il massimo: sarebbe ingeneroso e fuorviante.

Parlare di testa significa entrare nei veri meccanismi mentali e psicologici che muovono tutto, comprese le dinamiche del calcio; quindi inevitabilmente si sale al massimo livello in termini di importanza.

Entrare nella testa dei giocatori significa essere in grado di gestire uno spogliatoio, cosa assolutamente difficile. I giocatori sono professionisti, per cui devono sgombrare la testa da aspetti personali che non attengono alle dinamiche del proprio lavoro che sovente rappresentano una minaccia alla professionalità degli stessi.

La testa è fondamentale nel gestire i momenti delle partite, quando elementi come la stanchezza, il nervosismo, possono minare la lucidità dei giocatori. La testa è l’elemento imprescindibile per una qualità che ogni allenatore ricerca nella propria squadra: la personalità.

E qui si entra nel vero motivo della sconfitta del Perugia ieri: il Padova, oltre ad essere superiore tecnicamente, ha dimostrato di avere maggiore personalità, specialmente in mezzo al campo.

L’esperienza di certi elementi, la capacità di innervosire la gara, di battibeccare continuamente con l’arbitro, di conquistare falli spesso inesistenti: PERSONALITA’ che il Perugia ha dimostrato di non avere.

E’ bastato un solo tiro nel secondo tempo, frutto di un errore di lettura di Cancellotti (che come ho sempre sottolineato non vale certo Rosi come terzino), a fare la differenza.

Personalità anche nel non far giocare il Perugia dopo lo svantaggio, con manfrine continue, perdite di tempo. I grifoni dopo lo svantaggio hanno avuto solo una mezza occasione con Di Noia.

Analizzando nel dettaglio la gara, non si può dire che il Perugia abbia patito molto gli avversari. Enorme era la paura di entrambe le squadre di sbagliare la prima mossa che la gara è risultata spesso bloccata e senza grosse emozioni.

Lo spauracchio Chiricò è stato ben bloccato dal raddoppio sistematico di Favalli e Sounas, a Ronaldo è stato frapposto prima Falzerano poi Melchiorri sulle linee di passaggio; le principali fonti di gioco del Padova sono state ben inaridite, ma… un ‘ma’ non può non esserci.

Se il Padova è stato superiore al Perugia in termini di personalità, al Perugia è mancata una qualità che mi sarei aspettato che ci fosse: il CORAGGIO.

Non si è osato, è mancato il coraggio che si dimostra attaccando l’area con molti giocatori, pressando alto. Invece è accaduto troppo spesso che i giocatori offensivi si trovassero isolati e troppe giocate si sono spente al limite dell’area di rigore.

Il coraggio non deve essere solo sbandierato in conferenza stampa: deve essere tradotto sul campo, perché poi il risultato condiziona inevitabilmente anche i giudizi.

E a proposito di giudizi ritengo utile ed intelligente lasciarli sospesi: ci sono ancora 12 partite da giocare quindi ci sono ancora tutte le possibilità di vincere il campionato.

Come? Rischiando ed osando sin da mercoledì a Cesena. Mai come in questo momento ogni mancata vittoria può essere determinante in negativo, bisogna resettare e giocarsela. Sarebbe un peccato mortale non sfruttare eventuali passi falsi del Padova.

Quindi Mister Caserta: forza e soprattutto CORAGGIO.

Fabio Orlandi