Grifo: una rondine non fa primavera

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La vittoria di Reggio spazzata via dall'ennesima prestazione casalinga senza capo né coda. Tante le problematiche, non solo in campo...

La vittoria di Reggio spazzata via dall’ennesima prestazione casalinga senza capo né coda. Tante le problematiche, non solo in campo…

 

Una rondine non fa primavera. L’antico detto popolare calza a pennello per questo disastrato Perugia, incapace di dar seguito alla vittoria di Reggio Calabria che aveva dato l’illusione che il periodo buio fosse alle spalle e ricaduto, invece, nelle consuete prestazioni incolori, con la meritatissima sconfitta casalinga contro un organizzato, ma tecnicamente modesto, Cittadella.

Meritatissima perchè il Cittadella ha vinto, caro signor Castori, giocando come lei aveva fatto e vinto sette giorni fa a Reggio Calabria, con la differenza che la Reggina aveva creato sette occasioni da gol, segnandone due mentre il suo Perugia ha tirato in porta solo due volte, una con Melchiorri nel primo tempo, tiro centrale e una con la rovesciata di Luperini, centrale anche questa, entrambe facilmente bloccati da Kastrati, spettatore non pagante per il resto della gara, a differenza di Gori, che ha evitato un passivo pesante in almeno tre circostanze ripetendo la bella prestazione di Reggio.

E’ vero che la Reggina aveva giocato in superiorità numerica la ripresa mentre il Perugia, contro il  Cittadella, la ripresa l’ha dovuta giocare in inferiorità numerica perchè Iannoni, come Santoro a Reggio, si è fatto espellere per un secondo giallo, troppo severo sì, ma assolutamente da evitare, ma quando si va in sala stampa a rispondere alle domande dei giornalisti a fine gara, un po’ più di obiettività nell’analizzare la situazione sarebbe gradita. 

Non guasterebbe, poi, un po’ più di moderazione nel rispondere alle domande di chi educatamente è di fronte a lei a fare il suo lavoro chiedendo spiegazioni sul perchè di questa ennesima sconfitta, l’ottava su undici gare, la quarta casalinga su sei, che lascia il Perugia nello sprofondo dell’ultima posizione, soprattutto dopo che, inspiegabilmente, per due settimane, si è sottratto, se volutamente o perchè obbligato dalla società ci piacerebbe saperlo, alla conferenza stampa pre-partita.

Il Perugia ha pochi giocatori tecnicamente all’altezza, non ha un gioco valido, è troppo nervoso in campo, come il suo allenatore in sala stampa, da due settimane è senza un direttore sportivo quando, invece, si sa quanto sia importante questa figura per iniziare a programmare rapidamente il mercato di Gennaio, fondamentale per poter ribaltare le sorti di questo disgraziato torneo, sempre che non sia troppo tardi. Queste sono le reali cause del vergognoso, ultimo posto in classifica del Perugia.

Partite fotocopia in casa, con il Cittadella che, al pari del Pisa, del Bari, del Sudtirol, passa subito in vantaggio e porta a casa agevolmente i tre punti, con un Perugia, ancor più incapace stavolta, rispetto alle altre tre gare, di rientrare in partita, con una fascia destra, quella di Paz, diventata da tempo terreno fertile per le scorribande degli avversari di turno e anche ieri le azioni più importanti del Cittadella sono nate da lì. Gli allenatori avversari ormai lo sanno e si regolano di conseguenza.

Manca un uomo d’ordine a centrocampo, con Bartolomei che partita dopo partita fa sempre più rimpiangere Burrai, anche perchè il ruolo reale dell’ex Cremonese sarebbe quello di mezzala. Luperini non fa quasi mai la fase di copertura e lo Iannoni o il Santoro di turno si fanno espellere. E questo è il centrocampo. In difesa Sgarbi è irriconoscibile, Curado si concede qualche distrazione di troppo e il solo Dell’Orco, oltre al ritrovato Gori dell’ultimo periodo, sembrano dare garanzie ad un reparto volutamente privato di Angella e Rosi.

I sei attaccanti? Melchiorri fa abbondantemente il suo, ha fatto tre gol pur non giocando molto e anche ieri è stato l’unico a provarci. Strizzolo corre tanto, si impegna ma, stringi, stringi, risulta fumoso e confusionario, Di Serio è bravino ma ancora acerbo, Olivieri, mandato in campo a tre minuti dalla fine, non è del peso, Di Carmine è l’ombra del giocatore di quattro anni fa, gli anni pesano per tutti e Matos è indisponibile.

Questa la situazione, sportivamente tragica, nella quale due allenatori, non uno, esperti e che hanno vinto campionati, non sono riusciti e non riescono a cavare un ragno da un buco. Silvio Baldini, presente ieri sera alla Domenica Sportiva, al momento del suo esonero ha parlato giustamente di famiglia che non c’è. E quando la famiglia non c’è e tutti i componenti vanno per conto proprio di chi, se non del capofamiglia, sono le responsabilità?

E gli errori a ripetizione del capofamiglia Massimiliano Santopadre si stanno amaramente riflettendo su questo squinternato campionato del Perugia, con i propri tifosi costretti a masticare amaro anche in una giornata come quella di ieri nella quale hanno splendidamente ricordato la memoria di un umile campione come Renato Curi nel quarantacinquesimo anniversario della sua morte, avvenuta sul campo.

Già Renato Curi, simbolo di un altro Perugia, il Perugia dei Miracoli, quello sì una vera famiglia, composta da altri giocatori, da altri allenatori e, soprattutto, da altri presidenti!

Sabato la famiglia attuale, che come quella dell’isola di Bennato, non c’è, va a far visita, da ultima della classe, alla prima della classe, il Frosinone. Permetteteci una sola parola: Aiuto!

Danilo Tedeschini