La continuità resta il “Tallone d’Achille” del Grifo

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Diciassette anni fa Alessandro Calori, allora difensore del Grifo, fu protagonista di una delle pagine più belle della storia del Perugia, segnando il gol della vittoria del Perugia sulla Juve che costò lo scudetto ai bianconeri nell’indimenticabile partita del nubifragio del “Curi”. Ieri, da allenatore del Trapani, si è ripetuto, ma in negativo per il Grifo, determinando sicuramente la prestazione più brutta di questo campionato troppo discontinuo dei grifoni, un tre a zero per i siciliani che fa veramente male. Un Grifo che al “Provinciale” non è mai stato in partita, andando sotto dopo pochi minuti, non riuscendo quasi mai ad impensierire la porta trapanese ad eccezione di un tiro di Dezi finito sul palo esterno. Poi il crollo verticale nella ripresa, complice anche un netto e preoccupante calo fisico.  Ma  se la sconfitta può sorprendere nelle proporzioni, non può considerarsi, almeno a nostro parere, del tutto inaspettata. Tutto il campionato del Peugia è stato altalenante, un torneo costellato da tantissimi pareggi, qualche sconfitta e ogni tanto qualche bella vittoria ma, ad eccezione di quel filotto di quattro successi consecutivi, colto nel lontano mese di Ottobre, mai con una certa continuità di successi. D’altro canto senza quelle quattro vittorie consecutive il campionato del Perugia sarebbe stato anonimo se non preoccupante , visto che nelle restanti trentuno partite il Perugia ha conquistato soltanto quaranta punti. E rimanendo sui numeri, che sono sempre incontrovertibili, nelle ultime ventidue gare, dal Trapani al Trapani, un intero girone abbondante, il Perugia ha colto il successo solo in sei occasioni e, a parte quella col presuntuoso Benevento di Baroni, tutte con formazioni della parte destra della classifica, Pro Vercelli, Brescia, Ternana, Avellino e Vicenza, collezionando altresì dodici pareggi e quattro sconfitte, ad una modesta media punti di 1,36 a partita. Anche il confronto rispetto al girone di andata è andato al momento in rosso con un punto in meno conquistato. Tutto questo va però a stridere con il buon impianto di gioco che Bucchi ha dato alla squadra dall’inizio del campionato e che in molte occasioni ha deliziato i tifosi e offerto molte prove positive. E allora al di là che Bucchi non è perfetto e , come tutti gli uomini, può ogni tanto commettere qualche errore anche lui, non è che questa squadra più di tanto non può dare? Chi ci segue sa bene che fin dall’inizio del torneo abbiamo sempre considerato la rosa del Perugia competitiva dal decimo al sesto posto. E se il Perugia di Bucchi finora ha quasi sempre occupato le posizioni alte di questo intervallo e anche più su, complice anche lo scarso livello di questo campionato, il merito è proprio del tecnico che ha saputo fare di necessità virtù, pur privo di due pedine fondamentali  dello scacchiere, una vera prima punta di categoria (il discontinuo Di Carmine ha sì segnato dodici gol ma otto li ha fatti all’Avellino e al Cittadella in quattro partite mentre nelle restanti ventidue giocate le reti sono state solo quattro) e di un vero regista esperto in mezzo al campo, il giovane Ricci ha dimostrato qualità ma anche lui tanta discontinuità. Il Presidente Santopadre sembra non accorgesi di tutto questo e, dopo il pari con il Pisa, ha tuonato dicendo che vuole andare in Serie A, chi non lo vorrebbe, e che per farlo bisogna arrivare tra le prime quattro. Tutto giusto ma per poterlo fare occorre mettere a disposizione del tecnico una rosa completa e soprattutto competitiva in ogni reparto, cosa che anche quest’anno non ci sembra sia avvenuta. Tra l’altro le parole del Presidente stavolta, non sono servite neanche a scuotere l’ambiente, anzi, hanno avuto l’effetto contrario, con Bucchi che a Trapani è sembrato andare un po’ in confusione visto l’inedito modulo schierato. Nel suo sfogo di metà settimana il Presidente ha anche detto che vorrebbe che il Perugia acquisisse la mentalità vincente della Juventus ma per riuscirvi i bianconeri, oltre ad aver speso tanti soldi, 90 milioni di euro per Higuain, 32 per Dybala, tanto per fare due esempi, hanno mantenuto un’ossatura immutata negli anni, soprattutto in difesa, aggiungendo un paio di pedine mirate ogni stagione, come hanno fatto, per tornare a noi,  anche Carpi, Crotone, Frosinone e Spal, prima in C e poi in B,  che senza dissanguarsi sono arrivati in Serie A le prime tre e ci sta quasi riuscendo la quarta. Il Perugia ha invece preferito la strategia opposta, smembrando ogni anno la squadra dell’anno precedente, in particolare quella del trionfale campionato della promozione in B, cambiando ogni anno tecnico e difficilmente, in questo modo, si acquisisce una mentalità vincente. Tenere i conti a posto è fondamentale e di questo va dato il giusto merito a Santopadre che in questi anni è stato bravissimo nel riuscirvi ma, al tempo stesso, non si può pretendere la luna.

Danilo Tedeschini