Play-off nell’era Santopadre: una collezione di delusioni

1417
Play-off nell'era Santopadre: una collezione di delusioni. Da Pisa a Venezia fino a Pescara e Benevento: sempre fuori al primo turno

Play-off nell’era Santopadre: una collezione di delusioni. Da Pisa a Venezia fino a Pescara e Benevento: sempre fuori al primo turno

 

I play-off ed il Grifo, due rette parellele che non si incontrano. O meglio, si incontrano, ma non vanno per nulla d’accordo.

Quello di Venezia è stato il quarto play-off disputato nell’era Santopadre. E da Nord a Sud, passando per il centro, il Perugia ha fatto collezione di delusioni.

A partire dalla Serie C, ex Lega Pro prima divisione, 2012/2013. La squadra di Camplone si classificò seconda alle spalle dell’Avellino e disputò la semifinale andata e ritorno con il Pisa di Dino Pagliari.

All’arena Garibaldi, con al seguito circa 1200 tifosi, maturò un 2-1 a favore dei toscani dove i biancorossi riuscirono quantomeno a limitare i danni.

Al Curi sarebbe bastato vincere con un gol di scarto in virtù del miglior posizionamento nella stagione regolare. Nella ripresa il Perugia ribalta l’iniziale svantaggio in poco tempo, salvo incassare l’atroce beffa del 2-2 nell’azione subito successiva alla rete del 2-1. Morale? Pareggio e beffa incredibile per il pubblico perugino accorso in massa a Pian di Massiano.

Tale delusione fu però mitigata e cancellata dalla vittoria del campionato successivo.

Poi, nel primo anno di B, arrivò il preliminare in casa col Pescara di Oddo dopo aver terminato la ‘regular’ season in sesta posizione. Il pareggio, dopo i tempi supplementari, avrebbe sorriso al Perugia.

Ma anche questa volta nulla da fare: gli abruzzesi rispondono al gol di Goldaniga con Politano (errore di Koprivec) e poi piazzano la zampata vincente con Bjarnason su rigore. 1-2 e Grifo eliminato con 2 risultati su 3 a disposizione.

Due anni dopo arrivò la semifinale col Benevento dopo il quarto posto conquistato anche in maniera un po’ fortunosa e rocambolesca sotto la gestione tecnica di mister Bucchi.

All’andata fu 1-0 per i campani con in credibile pasticcio di Gnahoré, al ritorno fu 1-1 che qualificò gli stregoni alla finale play-off col Carpi. Non bastarono i 20mila cuori accorsi al Curi per spingere i biancorossi oltre l’ostacolo.

Ed infine arriva l’ultimo pezzo di questa infelice collezione. Venezia. Il Perugia, in uno stadio e in un ambiente di casa tutto meno che infernale, cade sotto i colpi di Stulac, Modolo e Pinato. 3-0 senza remissioni per uno scarto di gol difficile da registrare in una gara play-off.

Se nell’eliminazione contro il Pisa a fine gara ci fu un misto fra rabbia e riconoscenza verso i ragazzi e contro Pescara e Benevento ci furono applausi di incoraggiamento, a Venezia sono arrivati solamente sonori fischi ed “improperi” (ad esser buoni, usando un eufemismo).

Il ritorno dei 700 e più eroi dalla laguna è mesto e carico di rabbia. Tutti sotto accusa, dal massimo dirigente fino ai panchinari.

Sintomo che il popolo biancorosso, dopo anni di buoni campionati culminati tutti con grande amarezza, si è ampiamente stancato del solito ‘cliché’, con il Perugia sempre elimanto al primo turno degli spareggi.

Nicolò Brillo