Il Perugia ‘tira’ sempre di meno

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Il Perugia ‘tira’ sempre di meno. La campagna abbonamenti si è chiusa con l’ennesimo calo di adesioni. Calo anche degli spettatori, uno su quattro non vede più il Grifo al “Curi”

 

Il titolo che abbiamo dato al nostro pezzo si presta a due diverse interpretazioni visto che in queste prime quattro partite abbiamo visto sicuramente il Grifo tirare poco in porta ma quella che noi vogliamo esaminare riguarda l’ennesimo consistente calo degli abbonamenti, dopo che proprio con la partita col Carpi, è terminata la campagna abbonamenti 2018-19 del Perugia Calcio, denominata “Sei parte di me”, partita oltre due mesi e mezzo fa, il 7 Luglio.

Purtroppo per il quarto anno consecutivo la campagna abbonamenti fa registrare il segno meno rispetto a quella dell’anno precedente. Sono infatti 5.510, le tessere sottoscritte quest’anno, 568 in meno di quelle della stagione scorsa che erano state 6.078, con una percentuale negativa del 9,35%.

Un calo sostanzioso, numericamente secondo solo a quello verificatosi tre anni fa quando gli abbonamenti passarono dai 6800 di “Unica Maglia” ai 6142 di “Perugia Eterna” con una perdita secca di ben 658 abbonamenti, 90 in più di quelli di questa stagione.

Meno corposi, ma sempre evidenti, furono, comunque, anche i cali di tre anni fa, quando dai 7224 di “Affila gli artigli”, quella della prima stagione di B con Camplone in panchina, si passò ai 6800 di “Unica “Maglia”, con una diminuzione di 424 tessere, il 5,87% e quello dell’anno scorso, quello meno rilevante, quando dai 6142 di “Perugia Eterna” si passò ai 6078 di Fedeltà, Fiducia, Passione”, 64 tessere in meno, l’1,2%.

Il tutto quando con “Parte di Me”, rispetto alla scorsa stagione, era stata tolta la seconda maggiorazione ulteriore dei prezzi e inserita la favorevole promozione del “Porta un Grifone”, considerando anche che, nella parte finale ci sono stati quattro giorni in più di apertura dei botteghini, sempre rispetto alla scorsa stagione.

Quali le cause di queste consecutive diminuzioni?

I numeri sembrerebbero parlare chiaro e chiamano in causa gli errori nella gestione sportiva della società visto che, ad esempio, il calo corposo di quest’anno è arrivato poco dopo l’incredibile ribaltone in panchina del Maggio scorso, quando Santopadre esonerò Breda che, dopo aver ereditato una squadra in piena crisi e ai limiti della zona playout, pur non facendo praticarle un gioco particolarmente brillante, l’aveva portata, se pur da ottava, al preliminare, sostituendolo con un allenatore inesperto come Nesta che, anche in questo inizio di stagione sta destando più di una perplessità, col risultato che con la sonora sconfitta nel preliminare di Venezia, il Grifo venne subito eliminato nel preliminare.

Per quel che concerne il calo di tre stagioni fa, a nostro parere influì la mancata conferma di Camplone, che nei tre anni a Perugia aveva fatto molto bene, sostituito da Bisoli, autore della stagione peggiore delle quattro di B che determinò il calo numericamente più corposo insieme a quello di quest’anno.

Una minoranza non certo esigua, evidentemente in questi anni è rimasta delusa dalle promettenti dichiarazioni del Presidente non confermatesi a pieno poi sul campo e, anno dopo anno, ha abbandonato, purtroppo, il “Curi”.

In termini di abbonati, infatti, rispetto alla stagione di Camplone se ne sono persi 1724, il 24%, tifosi non recuperati al botteghino visto che la media spettatori è scesa dai 10.837 a partita agli 8670 dello scorso anno e agli 8.015 delle prime due gare di questa stagione, considerando anche che con l’Ascoli era presente circa un migliaio di tifosi bianconeri. Uno spettatore su quattro, insomma, non vede più il Perugia dal vivo allo stadio continuando a gioire o a soffrire davanti alla tv.

A questo proposito riteniamo che tirare in ballo Dazn, la nuova piattaforma che trasmette a basso costo le partite di B per giustificare le perdite di spettatori allo stadio sia fuorviante, come aggrapparsi all’incertezza sul format dei campionati, visto che in tante altre piazze come Benevento, dove addirittura nonostante la retrocessione sono stati sottoscritti circa 8.300 abbonamenti, un record superiore a quello dello scorso anno in A, come Brescia o come Cittadella, come Cremona o come Salerno e Ascoli, la media spettatori è in costante aumento, senza contare i dati delle matricole come Lecce, Cosenza e Livorno.

Chiudiamo con il dato di due piazze blasonate le cui società fallite sono state costrette a ripartire dalla Serie D: Cesena e Modena, due città e due province, la prima di poco più piccola di Perugia e la seconda di poco più grande, che hanno entrambe superato i 6000 abbonati che, per bacino d’utenza, valgono molto di più, ad esempio, degli oltre settemila sottoscritti dai tifosi del Bari, anch’esso militante in D.

Danilo Tedeschini