La partita vista … a porte chiuse: Ascoli-Perugia

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Aldilà di un 2-2 quasi rocambolesco che ha visto la squadra di Bucchi palesare i soliti errori e distrazioni che paga sempre a caro prezzo (non si può andare due volte in vantaggio in trasferta e poi rischiare addirittura la clamorosa sconfitta), va sottolineato che questo Ascoli-Perugia è stata una partita atipica per tutte le polemiche della settimana che hanno portato le autorità competenti a spostare il luogo della disputa prima a San Bendetto del Tronto, poi a Pescara fino a tornare ad Ascoli ma a porte chiuse, decisione presa ufficialmente solo nella serata di venerdì. Quella di Ascoli, sia per vicinanza che per rivalità sportiva, è da sempre stata una trasferta molto sentita dai supporter biancorossi. In questa occasione, vista l’inagibilità del “Del Duca”, bisognoso di prove di carico per certificarne la praticabilità degli spalti dopo il sisma che ha colpito l’Italia centrale, si è inizialmente virato per una disputa del match in campo neutro, con molti tifosi del Grifo già pronti a seguire la squadra di Bucchi anche in una città più distante rispetto a quella marchigiana. Ecco che prende scena il clamoroso tira e molla fra la società ascolana, la Lega B, le autorità politiche competenti e le forze dell’ordine: San Benedetto del Tronto, nonostante uno stadio a norma, è stata bocciata per le rivalità fra i tifosi della squadra locale e quelli di Perugia e soprattutto Ascoli. La scelta del campo neutro è poi ricaduta sull’ “Adriatico” di Pescara, destinazione che ha da subito messo tutti d’accordo, tanto che la Lega di Serie B ha diramato un comunicato ufficiale stabilendo che Ascoli-Perugia si sarebbe disputata in Abruzzo. Tutto questo accadeva giovedì, a due giorni dalla data in cui era programmato il match. Accade però che un comunicato diffuso nei social da una parte della tifoseria del Pescara, che rivendicava il fatto che la “propria casa” non dovesse essere utilizzata per altre partite, minacciando la loro presenza dietro la curva biancazzurra (luogo di partenza degli ultras pescaresi per quanto riguarda le trasferte), ha fatto di nuovo cambiare idea a tutti. Dopo una raffica di comunicati che hanno francamente spazientito i tifosi di entrambe le compagini, si è virato per la disputa a porte chiuse al “Del Duca” di Ascoli nella giornata di domenica. Ora, tralasciando il fatto di chi siano le colpe di queste clamorose negligenze, ci chiediamo se ha veramente senso fare calcio in uno stadio deserto. Il famoso spot della Serie A recita che “il calcio è di chi lo ama”. Ecco, in questo caso, proprio coloro che amano il calcio (i tifosi) sono stati senza dubbio presi in giro. Lo sport dovrebbe essere spettacolo e aggregazione oltre che sano agonismo, ma così non è stato. Peccato, anche perchè Perugia ed Ascoli rappresentano un baluardo del “calcio romantico”, quello di un tempo, fatto di sfide emozionanti che si perdono nella notte dei tempi della storia del calcio.

Nicolò Brillo