Una sconfitta che pesa, non solo sulla coscienza di Bisoli

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Alzi la mano chi pensava ad un Perugia sconfitto a Como, in casa della “cenerentola” della classifica e, soprattutto, alzi la mano chi pensava ad un Perugia sconfitto a Como dopo i primi venti minuti. Già, i primi venti minuti, quando il Perugia, contro un Como impaurito, sembrava padrone del campo dopo aver colpito una traversa con Spinazzola e impegnato severamente Scuffet almeno in altre tre grosse occasioni. Ma le partite non durano venti minuti e la legge del calcio, lo si sa bene, non guarda in faccia a nessuno e quando si ha il pallino in mano le partite vanno chiuse alla svelta. E così è bastato che l’allenatore avversario Festa (bravo, complimenti!) prendesse qualche precauzione, alzando gli esterni difensivi, soprattutto Jakimowsky, disinnescando gli esterni alti del Grifo, soprattutto Drole, fino ad allora imprendibile, che, col baricentro del Como più alto, sono venuti a galla tutti i limiti del 4-2-3-1, rispolverato da Bisoli, non si sa bene il perché, dopo il pessimo utilizzo nelle prime dieci giornate che aveva determinato la clamorosa partenza ad handicap della squadra biancorossa. La superiorità numerica a centrocampo dei lariani è apparsa a quel punto evidente, ancor prima della rete di Ganz. Bisoli, colpevole di questo scellerato ritorno all’antico, dopo che il 4-3-3 aveva consentito una parziale rimonta nella seconda parte del girone d’andata, è corso ai ripari, nella ripresa, nel modo sbagliato, passando ad un 4-4-2 che nelle intenzioni del tecnico doveva diventare un superoffensivo 4-2-4, ma che in realtà non cambiava la situazione, anzi la peggiorava, perché in mezzo erano sempre il confusionario Rizzo e un Della Rocca inguardabile a dover fronteggiare la superiorità numerica degli avversari e il Perugia per tutta la ripresa non impensieriva mai Scuffet, al contrario degli avversari che in almeno tre occasioni facevano tremare gli infreddoliti ma indomabili tifosi del Grifo. In conferenza stampa, come accade spesso,il tecnico ha giustificato il cambio di modulo lamentandosi per le assenze, ma quali? Taddei anche se solo per un quarto d’ora è stato mandato in campo nel finale, al pari di Zebli, non schierato perché in diffida(?!?), per cui era disponibile e l’unico assente vero era Del Prete, oltre ai soliti lungodegenti Salifu e Alhassan. Anche se Taddei non aveva i novanta minuti nelle gambe lo si poteva mandare in campo dall’inizio per poi magari sostituirlo nel ruolo di regista da Della Rocca nella ripresa, con Zebli e Rizzo mezze ali. Ma questa sconfitta non è solo la sconfitta di Bisoli ma anche quella della società, perché se a centrocampo il Perugia ha gli uomini contati sarebbe stato giusto sfruttare i primi quindici giorni di mercato per allargare la rosa con l’arrivo almeno di un centrocampista, come hanno fatto gran parte delle avversarie del Perugia, perfino il “piccolo” Como che contro i grifoni ha fatto debuttare il nuovo arrivo, l’indemoniato Barella, che ha fatto vedere i sorci verdi a tutti. Ed invece niente e alla fine questi tre punti persi al “Sinigaglia” potrebbero pesare tantissimo. L’appunto finale è per due giocatori in evidente involuzione, il primo è Belmonte, il cui rendimento in molte delle ultime gare ha lasciato molto a desiderare e a Como, per giunta, si è beccato anche un’espulsione  evitabilissima. L’altro è Ardemagni che, al di là di un modulo, il 4-2-3-1, che lo lascia isolato a fare figuracce, anche con l’ingresso al suo fianco di Di Carmine nella ripresa è apparso “stranito” ed abulico. Sicuramente le voci di mercato non lo aiutano ma anche il buon Matteo deve darsi una smossa. In tre giorni arriveranno al “Curi” il Vicenza e il Pescara e anche se il minimo sindacale di questo trittico (sette punti) è già saltato, è ora d’obbligo fare il pieno nei due confronti casalinghi per poter rimanere agganciati alla zona nobile.

Danilo Tedeschini