Il k.o. col Pordenone parte da lontano, a cominciare dai due Massimiliano

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Cessione di Murano prima del match e un gioco che continua a latitare. Sul banco degli imputati presidente e allenatore

Cessione di Murano prima del match e un gioco che continua a latitare. Sul banco degli imputati presidente e allenatore

 

A volte le sconfitte partono da lontano, anche quelle che arrivano all’ultimo minuto come quella sanguinosa che il Perugia ha rimediato ieri al “Curi” dal Pordenone, se penultimo o più probabilmente ultimo in classifica lo sapremo dopo le tre gare, due di recupero, che il Vicenza giocherà da oggi a domenica prossima.

Non è stata, infatti, solo la sassata finale di Cambiaghi, promettentissimo ventunenne esterno offensivo, scuola Atalanta, che si è così sportivamente vendicato della tanta panchina cui l’aveva relegato l’anno scorso Alvini nella Reggiana, solo 523 minuti giocati in totale per lo più da subentrato, al contrario dei 1323 minuti giocati fin qui nel Pordenone, quasi sempre da titolare, con tre gol all’attivo, a provocare la sconfitta, ma anche quello che è successo nell’immediata vigilia della gara.

Ricapitoliamo: nella conferenza stampa pregara mister Alvini aveva dichiarato, a proposito di un possibile passaggio di Murano all’Avellino “Murano è qui e domani potrebbe anche giocare dall’inizio”.

Invece, cinque ore prima dell’inizio della gara con i friulani, dove era convocato, Murano arrivava con la propria auto nel parcheggio del “Partenio-Lombardi” di Avellino perchè  Santopadre aveva avuto la “brillante” idea di cedere Murano agli irpini proprio la sera dell’immediata vigilia della gara col Pordenone.

Decisione assurda in virtù del fatto che in settimana anche l’altro attaccante di scorta, Bianchimano, era stato ceduto alla Viterbese, con il Perugia, quindi, costretto a scendere in campo contro i friulani in attacco con Matos e un De Luca convalescente e con tanto di maschera protettiva per l’intervento di riduzione della frattura del setto nasale di soli cinque giorni fa e senza attaccanti in panchina, se non un esterno offensivo, Carretta, reduce da un lungo infortunio, che non giocava da quasi tre mesi e il giovanissimo centravanti Sulejmani, convocato in fretta e furia dall’Under 17.

Una situazione paradossale, difficilmente verificatasi in squadre professionistiche, ancor più in  situazioni di emergenza del reparto del giocatore ceduto come questa.

Ai tempi di Silvestrini la cessione di Ginestra al Gallipoli, avvenuta di fatto nell’immediata vigilia della gara d’esordio con il Taranto, venne ufficialmente annunciata solo al termine della gara con i pugliesi vinta dal Perugia due a zero grazie proprio ad una doppietta di Ginestra, che scese professionalmente in campo.

Non solo Santopadre, ma anche Alvini ha la sua responsabilità in questa vicenda. Quella di averla avallata, da perfetto super aziendalista, in piena emergenza offensiva, a poche ore dalla gara.

Ancor più responsabile, ma non crediamo assolutamente a questa ipotesi, se il tecnico non fosse stato d’accordo, perchè a quel punto, a nostro parere, si sarebbe dovuto dimettere.

E tutto quanto accaduto nell’immediata vigilia non può non avere influito nell’andamento della gara, sia in termini di tranquillità del gruppo, protagonista dell’ennesima opaca prestazione casalinga, probabilmente la peggiore, sia quando Alvini ha dovuto giocoforza togliere lo stanco De Luca dal campo e guardandosi indietro, non trovando attaccanti in panchina, ha dovuto inserire l’esterno Carretta nel ruolo di punta pura.

Ecco perchè la “sassata” di Cambiaghi che ha deciso la partita non è stata che la punta di un iceberg solidificatosi molte ore prima.

Ma da molti giorni prima, anzi da molti mesi prima, praticamente dall’inizio del torneo, continuano a susseguirsi, invece, le opache prestazioni casalinghe di questa squadra che, in dieci gare davanti al proprio pubblico, giustamente sempre più scarso di fronte a queste prestazioni, ha totalizzato la miseria di soli tredici punti, frutto di appena tre vittorie, quattro pari e tre sconfitte, uno dei rendimenti casalinghi più bassi della storia del Perugia.

E da un po’ di giornate anche il rendimento complessivo del Perugia, trasferte comprese, è calato, alla luce dei soli otto punti conquistati nelle ultime sei gare che hanno preceduto la debacle col Pordenone, frutto di una sola striminzita e sudatissima vittoria al “Curi” contro il “Real” Vicenza, attualmente ultimo come allora prima delle sue gare di recupero e di cinque pareggi.

Lo ricordiamo soprattutto al tecnico che ieri nel dopo gara ha affermato che venivamo da un buon periodo. Se una vittoria e cinque pareggi sono un buon periodo, dovessero arrivare risultati peggiori di queste ultime sei gare e uno, purtroppo, è già arrivato, ci sarebbe seriamente da preoccuparsi.

Fortunatamente quest’anno, anche dopo la sorprendente vittoria di ieri dell’Alessandria sul Benevento, la quota salvezza, attualmente fissata a quarantuno, è bassa e se i grigi, quintultimi, dovessero ulteriormente aumentare il proprio vantaggio sulla quartultima, adesso al limite massimo dei quattro punti, i playout non ci sarebbero, per cui non vediamo all’orizzonte possibili problemi in tal senso per il Perugia che vanta, anche se con una gara in più, ben otto lunghezze di vantaggio sul playout, anche perchè l’obiettivo salvezza è molto limitativo rispetto al valore della rosa iniziale.

Occorre però che Alvini riesca a dare un gioco efficace in casa alla squadra, in trasferta per ora è stato sufficiente badare a distruggere quello degli avversari e che il tecnico possa anche avere a disposizione da questo scampolo finale di mercato qualche rinforzo adeguato in avanti dove, dopo le cessioni di Bianchimano e Murano, siamo ampiamente deficitari anche quantitativamente e a centrocampo, anche se, a nostro parere, visto il Santoro delle ultime gare, grida ancor più vendetta la cessione di Sounas.

Che la sosta del campionato ci sia benevola!

Danilo Tedeschini