Calori: “Perugia, non avere fretta”

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    In vista della partita di sabato tra Perugia e Brescia, essendo legato ad entrambe le piazze, ad illustrare la gara è Alessandro Calori. L’ex giocatore, ora allenatore, ha vestito, infatti, la maglia biancorossa nella stagione 1999-2000, totalizzando 33 presenze e realizzando 5 reti, di cui una destinata a rimanere nella storia: 14 maggio 2000, Perugia – Juventus, 1-0. Calori conosce anche il Brescia, in quanto ha guidato le “Rondinelle” dal 2011 al 2013 e, anche, da febbraio a giugno 2015. Il tecnico continua a seguire le due squadre e le ha analizzate così:

    “Il Brescia sta vivendo un periodo delicato,poiché costretto a risanare la situazione societaria. Proprio per questo ha deciso di adottare una politica che mettesse al centro i giovani. Questi ragazzi hanno subito trovato un buon ritmo e il loro avvio di campionato è ottimo. Questo perché giocano senza pressioni e, nonostante la piazza sia molto esigente, nessuno gli chiede niente di particolare e questo li ha liberati mentalmente. Il Perugia? Deve ancora trovare continuità. Grazie al suo lavoro, Bisoli ha creato un gruppo solido e ha fatto della compattezza il suo punto di forza, subendo pochissimo. Anche se i risultati non sono finora brillanti, sono state gettate le basi per la costruzione di una buona squadra, anche perché in rosa ci sono giocatori validi e che conoscono molto bene la categoria. Prima o poi, credo, che la loro qualità emerga”.

    Calori ha poi provato a spiegare a cosa sia dovuto questo periodo di difficoltà del Perugia, tranquillizzando l’ambiente.

    “Dopo che, nella scorsa stagione, sono stati raggiunti i play off si cerca di ripetersi e si vuole rimanere, a tutti i costi, nelle zone alte di classifica. È normale: quando assaggi il caviale, vuoi continuare a mangiarlo. Inoltre, piazze come Perugia hanno grande entusiasmo, ma ci vuole molta pazienza e occorre aspettare che la squadra esprima i propri valori. Anche perché, a parte il Cagliari, il campionato è molto equilibrato e c’è tutto il tempo per poter recuperare i punti persi ora. Vediamo se alla lunga il Grifo riuscirà ad ingranare e ad imboccare la strada giusta per poter agguantare le prime posizioni”.

    Sulla partita di sabato, Calori non si è sbilanciato sul potenziale vincitore, ma ha sostenuto che a prevalere sarà l’equilibrio.

    “Sono due compagini ben attrezzate per la serie B. Da un lato, il Brescia crea molto ma, allo stesso tempo, concede parecchio. Tra i più “temibili” c’è Geijo, che è un po’ l’uomo che fa girare tutta la squadra. Ma attenzione anche al giovane Morosini che è una scheggia impazzita: è un trequartista che non concede punti di riferimento ai difensori avversari e può trovare la giocata in qualsiasi momento. Poi c’è sempre Andrea Caracciolo, che può essere una valida alternativa a partita in corso. Dall’altro, il Perugia è più compatto in fase di possesso palla e penso che i grifoni possano creare più di un problema ai lombardi, soprattutto in contropiede. Chi mi ha colpito del Grifo? Sicuramente Zebli è stata una gran sorpresa, mentre Rosati una piacevole conferma. Per quanto riguarda Ardemagni, lo conosco bene e l’ho anche allenato. Sta faticando un po’, ma rimane un attaccante che i suoi gol li ha sempre fatti”.

    Il nome di Alessandro Calori è, sicuramente, legato a quel suo gol al Curi, sotto la curva sud,  che regalò la vittoria ai Grifoni (allenati da Carlo Mazzone) ai danni della Juventus di Carlo Ancelotti, consegnando, di fatto, lo scudetto alla Lazio. Questo il racconto del protagonista di quella giornata “storica”.

    “Fu una partita che è riduttivo definire particolare. La gara era attesa spasmodicamente non solo dalle due squadre, ma da tutta Italia, poiché, in soli 90 minuti, si sarebbe deciso il campionato e, già da lunedì non si parlava d’altro. Nel primo tempo la Juventus ebbe più di un’occasione (ne ricordo una clamorosa con Inzaghi) ma terminò 0-0. Poi accadde l’incredibile: un diluvio mai visto prima, tanto da sembrare un qualcosa di divino, si abbatté su Perugia. Siamo stati un’ora e un quarto negli spogliatoi, con Collina che chiamava i suoi superiori per capire cosa fare. Sembrava di stare in un film. Fortunatamente giocavamo al Curi, il cui terreno di gioco era perfetto, altrimenti non avremmo potuto mai proseguire. Appena ripreso, dopo 5 minuti, su una respinta di Conte, non ci ho pensato due volte: ho stoppato, calciato e ho visto la palla superare Van Der Sar. La Juventus continuò a costruire tante occasioni, ma senza riuscire a pareggiare. Si vede che era proprio destino che dovesse finire in quel modo. Ancora oggi tutti lo ricordano, poiché fu un risultato non scontato: noi non avevamo più niente da chiedere al campionato, poiché eravamo salvi e la Juventus era una squadra tecnicamente fortissima, con Del Piero, Zidane, Davids, Zambrotta, Conte. Nonostante ciò, abbiamo vinto noi. Questo è e deve essere il calcio, in cui non sempre vince il migliore. È cultura dello sport che, da un po’, stiamo perdendo”.

    Michele Mencaroni