Giannitti: “Per vincere serve entusiasmo… dentro e fuori”

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Il club comunica la rescissione del contratto del dirigente

Giannitti: “Per vincere serve entusiasmo… dentro e fuori”. Il direttore sportivo del Perugia si racconta: “Meglio come dirigente che calciatore. Io per primo a scoprire Alisson”

 

Il direttore sportivo del Perugia Calcio, Marco Giannitti, ha rilasciato una lunga intervista per la rivista “Matchday Program” redatta dal club biancorosso prima di ogni gara casalinga.  Queste alcune delle sue parole.

“Lavoriamo tutti i giorni per un obiettivo – afferma il dirigente ex Frosinone – che è quello di riportare questa piazza dove merita. Per un giocatore il Grifo deve essere un punto d’arrivo. Ma non lo dico io, è la storia del club che parla, il Perugia va oltre ogni categoria. Ogni giocatore che viene qui deve continuare a scrivere questa storia”.

E il Giannitti calciatore? 

“Ho fatto il portiere, un ruolo “solitario”. Ho praticato questo sport sin da bambino in un contesto che era diverso, il calcio stesso era diverso, c’era più attaccamento, più passione rispetto ad oggi. Ricordo che al mio paese (Nettuno, ndr) uscivo da scuola, mangiavo un panino al volo, prendevo il treno e altri mezzi per andare a Montesacro (Roma) e dopo l’allenamento tornavo indietro. Questo tutti i giorni. Un sacrificio che però mi ha permesso di realizzare il sogno di diventare un calciatore giocando fra Serie B e la “vecchia” Serie C. Se mi preferisco calciatore o direttore? Beh, diciamo che da direttore ho avuto più soddisfazioni. Ho iniziato nel Celano in D, nel 2006, per dare una mano ad un mio amico, Fabio Piccone (scomparso poi tragicamente a 41 anni in un incidente in motocross, ndr). Lui mi ha convinto a fare il direttore sportivo a Celano e abbiamo centrato la promozione in C2, poi con il San Marino quella in C1, con il Frosinone la B e a seguire quella in Serie A. In 7 anni 5 promozioni”.

Cosa serve per vincere un campionato?

“Entusiasmo, sia interno alla squadra, ma soprattutto esterno, è la città, l’ambiente che ti trascina verso il traguardo. Può capitare di cadere prima dell’arrivo, per esempio in un campionato equilibrato, ma solo chi ha la forza di rialzarsi subito arriva primo”.

Perugia-Frosinone del 4 maggio 2014? Cosa ricordi?

“Abbiamo perso la partita per la promozione diretta però, come dicevamo prima, da lì ho capito che il Frosinone era una squadra di uomini, un gruppo coeso, che ha dato il via alla “favola” con le 3 promozioni in 5 anni”.

Non tutti sanno che l’attuale direttore sportivo del Grifo è stato uno dei primi, se non il primo, ad accorgersi di Alisson, ora al Liverpool.

“Lo vidi giocare nell’Internacional di Porto Alegre e ne parlai anche con Walter Sabatini. Era quasi fatta con la Roma: loro dovevano prenderlo e girarlo al Frosinone perché non avevano più slot per gli extracomunitari. Ma Alisson arrivò in Italia solo l’anno dopo quando con il Frosinone eravamo scesi in B. Rimane la consolazione di aver visto già un grande portiere quando ancora era uno sconosciuto e che poi è diventato il secondo più pagato al mondo”.

Nicolò Brillo