Gli alibi di Baldini

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Il tecnico del Perugia alla vigilia della sfida con gli amaranto:
Foto: acperugiacalcio.com - Settonce
 

Stamattina ho incontrato un importante allenatore locale il quale mi ha raccontato di essere stato esonerato un po’ a sorpresa dopo che aveva collezionato “solo” questi risultati: 11 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte.

Era ovviamente rammaricato e contrariato della decisione del suo presidente (difficile dargli torto), ma da buon mestierante ha dovuto prendere atto e ritirare le proprie cose dall’armadietto dello spogliatoio.

L’esonero è lo strumento che hanno i presidenti per provare a sovvertire la situazione, provando da un lato a dare una scossa ad ambiente e giocatori, dall’altro a mascherare le proprie mancanze, derivanti o da una rosa costruita non all’altezza o da una società disorganizzata e incapace di dare il giusto supporto all’allenatore.

Nel caso del Perugia per dare la scossa all’ambiente non sarebbe sufficiente neanche il voltaggio di un fulmine, in virtù dell’apatia o ancora peggio della rassegnazione in cui è miseramente precipitata tutta la città; per quanto riguarda le mancanze del presidente invece il piatto è ricco e variegato.

Camplone, Breda, Oddo, Cosmi, Castori, ed ora Baldini: tutti allenatori messi in difficoltà dalla società e ovviamente considerati i principali colpevoli della mancanza di risultati. Nesta e Bucchi hanno invece visto bene di scegliere altre vie terminata la stagione, mentre chi aveva ben fatto come Caserta e Alvini ed era sotto contratto si è magicamente trasformato in moneta sonante una volta pervenute in sede le sirene di altre società.

Il comune denominatore è il presidente Santopadre, reo di non creare una progettualità di lungo periodo con i più stretti collaboratori, con gli allenatori, con l’ambiente, con la piazza, con la tifoseria, con le istituzioni e con una parte della carta stampata. L’ultima uscita è l’infelice espressione “gentaccia” proferita alla cena degli sponsor e rivolta a chi lo contesta, ossia a gran parte della piazza, a testimonianza che non esiste il “mea culpa” e che il silenzio in cui era rimasto per lungo tempo era oro colato.

E’ palese che la squadra fosse da tempo in piena fase involutiva: i continui cambiamenti tattici e di uomini hanno alla fine creato confusione e privato la squadra delle certezze acquisite nella prima parte della stagione, quando era chiaro che il Perugia giocasse più sereno mentalmente. Si può ipotizzare anche che escludere alcuni senatori abbia poi creato malumori che poi si sono riproposti in campo. Le espulsioni sono sempre considerate un segnale negativo nei confronti dell’allenatore, inteso come perdita di controllo dello spogliatoio e della testa dei giocatori. Quindi l’esonero di Baldini non può gridare allo scandalo nei modi e nei tempi (esonerato entro il 20 dicembre può riallocarsi nella stagione in corso), ma non mette sotto la polvere sotto il tappeto, ovvero non esenta da colpe il vero responsabile di questo modesto scorcio di stagione in un campionato che sembra più una serie D che una terza serie, cioè il presidente Santopadre.

Baldini avrà modo di ripercorrere mentalmente in questi giorni tutta la stagione e sarà sempre più convinto di avere poche colpe. Avere poche responsabilità significa avere tanti alibi, eccone alcuni:

  1. Lo strappo società-piazza: la difficoltà di allenare in questo caso è convincere i giocatori di essere nella piazza giusta, di non vedere e di non sentire cosa accade fuori dal rettangolo di gioco..mica tanto facile.
  2. L’assenza di un direttore generale: se si sceglie il DS giovane viene da se che lo staff tecnico debba essere supportato una figura di carisma, di esperienza che intervenga con la squadra in caso di necessità. C’era Comotto?
  3. La mancanza di centrali difensivi: fino al recupero speriamo definitivo di Dell’Orco, hanno sempre e solo giocato Angella e Vulikic, due giocatori identici nelle caratteristiche, ma diversi nei valori, comunque non complementari. Sovente Angella ha dato l’impressione di non fidarsi molto degli interventi di Vulikic, ma rimane un’impressione…
  4. La cessione di DI Serio: si è privati qualche ora prima della gara dell’attaccante che in questa categoria poteva fare tutta la differenza del mondo. Ma quando il denaro chiama, Santopadre risponde e Baldini questa cessione l’ha sicuramente accusata.
  5. Il reintegro di Kouan e Santoro: due giocatori che avevano chiesto di essere ceduti sono stati reintegrati per mancanza di acquirenti. Sarà pur vero che sono rientrati con la testa giusta, ma nel frattempo erano stati presi Torrasi e Acella che il campo poi non lo hanno praticamente più visto. Non facile gestire la situazione.
  6. L’assenza di un attaccante centrale: se si può imputare qualcosa ad ds Giugliarelli è quello di non aver sfruttato la finestra di mercato per acquisire un attaccante centrale forte, al netto del giovane Seghetti che è  per struttura una seconda punta. Non era probabilmente facile, ma ormai senza attaccante non ci gioca più neanche Guardiola…
  7. Il minestrone degli esterni: se Baldini gioca 4-3-3 perché non prendere esterni giusti allo schema? Inzaghi gioca da anni 3-5-2, idem Allegri e chiedono giocatori funzionali allo schema prediletto. Invece si è provato Lisi esterno alto, idem Cudrig, Matos, Ricci, ma l’esterno deve strappare, ossia avere forza nelle gambe per allungare 20 metri e creare superiorità numerica. Basta ripensare alla finta di Rocco Pagano: faceva sempre quella e poi strappo vincente sull’esterno, non sarebbe difficile, basta trovare i giocatori giusti. Il Perugia non ha un esterno che strappa, difficile creare occasioni così.

Sicuramente Baldini ne avrà altri di alibi, questi sono quelli esogeni, quelli endogeni li conosce lui meglio di chiunque altro.

La scelta di Formisano va accolta senza pregiudizi: certo definirla “green” come ha scritto qualcuno, lasciando intendere di volerla assecondare perché si valorizzano i giovani, preoccupa tanto per le sorti dell’amato grifo e mette una profonda tristezza.

Fabio Orlandi