Lavagna tattica: squadra a immagine e somiglianza del mister

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Lavagna tattica: squadra a immagine e somiglianza del mister. Ora la squadra ha l'atteggiamento che chiede Caserta. Sul piano del gioco si può fare di più, ma accontentiamoci

Lavagna tattica: squadra a immagine e somiglianza del mister. Ora la squadra ha l’atteggiamento che chiede Caserta. Sul piano del gioco si può fare di più, ma accontentiamoci

 

Nell’ultima apparizione sportiva nella trasmissione del direttore Andrea Sonaglia avevo sottolineato come il principale compito di mister Caserta fosse quello di “recuperare” psicologicamente quei giocatori in odore di partenza ma che erano in grado di fare la differenza in serie C.

Mi riferivo in particolare ad Angella e Melchiorri.

Vedere ieri le prestazioni dei due ragazzi, i migliori in campo di ieri, conforta sul lavoro del mister calabrese che evidentemente sta lavorando e bene sulla testa di tutta la squadra.

Una squadra operaia, modesta, umile, che lotta su tutti i palloni, che soffre quando c’è da soffrire e affonda quando c’è da affondare.

Probabilmente questo è quello che serve in questa categoria ove il pallone calciato per aria è un refrain abbastanza consolidato; la solidità difensiva, quando di fronte non hai Ronaldo o Messi, ma modesti pedalatori di serie C, è la base per portare a casa successi importanti.

Dicevo dei recuperi di Angella e Melchiorri: come non aggiungere quello di Monaco, utile anche ad innervosire gli avversari (non ha paura di nulla). Anche questi aspetti nervosi contano…

La prova ancora sufficiente di Dragomir, il Falzerano voglioso del secondo tempo, l’aver sopperito e bene all’assenza di Burrai, conforta sul lavoro di Caserta che evidentemente sta trovando la quadra a livello mentale.

Anche l’abbraccio collettivo dopo ogni rete, non casuale, ha un valore aggiunto e, sembrerebbe una sciocchezza, dà fastidio anche agli avversari.

Certo sul piano estetico sarebbe legittimo aspettarsi qualcosa di più: il modulo è questo e se gli esterni di centrocampo sono bassi e le mezzali non vanno dentro, diventa difficile per gli attaccanti far salire la squadra.

Ieri guardavo la partita dell’Inter di Champions: c’è stata un’azione dei nerazzurri dove Perisic ha crossato e Darmian ha concluso in porta. Ossia i due esterni di centrocampo erano entrambi in attacco in area di rigore.

Questo per confermare come non è il modulo a fare la differenza, ma la sua interpretazione e le caratteristiche dei giocatori che lo interpretano.

Certo vedere l’esterno Elia battere i falli laterali bassi vicino alla bandierina non conforta sul fatto che la squadra possa brillare nella manovra: ma per il momento accontentiamoci, lo spirito è quello giusto e con il sorriso ed un po’ di orgoglio possiamo dire di aver ritrovato una squadra, si… una squadra.

Fabio Orlandi