Castori si presenta: “Serve infiammare la piazza, con la pressione mi esalto”

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Un grande ma sterile possesso palla per l'Ascoli: il Grifo di Castori ci va a nozze. C'è da migliorare, ma i tre punti sono ossigeno

Il nuovo tecnico del Perugia: “Non conteranno i nomi ma le idee. Io becchino del tiki taka, ma le mie squadre tirano in porta”

 

Al Perugia Calcio tutto accade velocemente. Se fino a una quindicina di giorni fa si pensava di ripartire con Alvini e programmare il mercato insieme a lui, oggi, giovedì 9 giugno, ci si ritrova nella sala stampa del “Curi” per la presentazione del nuovo tecnico Fabrizio Castori.

Si potrebbe partire da una frase che Castori ha ripetuto più volte in conferenza stampa: “…se vuoi mettere paura a una persona parlagli del futuro…”.

Tuttavia, il tecnico di San Severino Marche di paura verso il futuro non sembra averne molta. Le idee sembrano già chiare. Senza contare che il suo enorme curriculum e i suoi risultati gli permettono di acquisire subito un certo credito. Anche se lui sostiene di essere già in debito…

“Voglio esprimere il ringraziamento per l’accoglienza ricevuta, mi mette subito in una condizione debitoria – afferma l’allenatore marchigiano – È un motivo in più per essere ancora più attento”.

Si passa subito all’attualità…

“Quali giocatori chiederò? Quelli che hanno un profilo funzionale per fare il mio calcio. Non mi posso snaturare. Giannitti sa bene che tipo di giocatori mi servono. La collaborazione col direttore sportivo è fondamentale. Non arriveranno nomi grossi, ma gente che si vuole affermare e che soprattutto ha fame. Nel calcio sono più importanti le idee e la fame che i soldi a disposizione. Avere qui giocatori che ho già allenato altrove? Non è una condizione ‘sine qua non’. Anche se è ovvio che dopo tanti anni di esperienza, ovunque vado qualcuno che ho già allenato lo trovo sempre”.

Tutti conosciamo abbastanza bene la filosofia calcistica di Castori, ma era giusto ripassarla.

“La squadra che trovo ha dei concetti di gioco vicini al mio pensiero calcistico, almeno sotto il punto di vista dell’intensità e dell’aggressività. Potrei trovare una sorta di via già intrapresa. Retropassaggio al portiere? Mi incavolo come una iena. La porta da attaccare è l’altra. Mi piace ricordare che, nella stagione vincente col Carpi, eravamo la squadra con meno possesso palla ma quella che in media faceva più tiri in porta. Ora per me contano solo i risultati, non il possesso palla. Il Times di Londra scrisse di me che sono “il becchino del Tiki Taka”. Lo stato di comfort non mi piace, se non c’è tensione la creo io. La piazza va infiammata, va stimolata. Sotto pressione io rendo. Mi piace la piazza che si scalda”.

Nicolò Brillo