Integralismo di Alvini, sterilità offensiva e rendimento al Curi: Grifo, i nodi vengono al pettine?

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Grifo: tris di nomi dal mercato. Zanandrea per la difesa, Ferrarini per la corsia destra e De Luca per l'attacco 
 

Nel calcio, come nella vita, prima o poi i nodi vengono al pettine.

C’eravamo molto meravigliati dei lusinghieri commenti di molti colleghi dopo le gare col Brescia e col Lecce, partite che, invece, a parer nostro, erano risultate positive solo per il risultato finale ma assolutamente insufficienti sul piano del gioco, senza uno straccio di tiro in porta in entrambe, giudizio che ci aveva attirato aspre critiche da alcuni tifosi.

Quella col Brescia era stata vinta grazie ad un “regalone” di Bisoli, quella di Lecce pareggiata dopo essere stati dominati dai salentini per quasi un’ora prima dell’altro “cadeau”, ricevuto in quell’occasione da mister Baroni, che toglieva inspiegabilmente tutte e tre le punte titolari consentendo al Perugia di allentare la pressione.

Abbiamo anche pensato che il nostro televisore non funzionasse bene e ci facesse vedere un altro tipo di partite ma l’impietoso zero a due subito ieri sera al “Curi” dai grifoni per mano della Reggina ha invece confermato che, purtroppo, eravamo nel giusto.

Ma quel che è peggio è che, in un campionato di Serie B mai equilibrato in alto come quest’anno, succeda che tra il folto gruppo delle squadre che stazionano in zona preliminare all’ottavo posto a quota quattordici, tra le quali il Perugia e l’altrettanto folto plotone di squadre che occupano la pericolosa quintultima posizione all’interno del playout a quota tredici, la differenza sia solo di un punto.

E a favore del Perugia la differenza la fa la gara iniziale di Lignano Sabbiadoro vinta a fatica contro il modestissimo fanalino di coda Pordenone.

Una sorta di “bonus da tre punti”, visto il catastrofico andamento dei friulani, del quale hanno poi regolarmente usufruito altre sette squadre su nove (ieri sera è toccato al Como), con l’ottava, la capolista Pisa, che ha regalato il pareggio ai friulani in pieno recupero a causa della “frittatona” del proprio portiere.

Avesse giocato a Cittadella o a Monza o a Parma, invece che a Lignano col Pordenone, anche pareggiando il Grifo sarebbe quintultimo.

Avevamo scritto che prima di giudicare mister Alvini sarebbe stato giusto attendere una decina di partite, proprio quelle giocate finora.

Bene, se il bottino di punti conquistato dal tecnico, quattordici, è in linea con l’obiettivo minimo da lui, oltre che da Santopadre, fin troppo sbandierato, quello della salvezza, ma solo grazie al “bonus” già descritto, gli altri numeri, in particolare quelli riferiti alle gare casalinghe, non sono certo dalla parte del tecnico di Fucecchio.

In casa il Grifo ha ottenuto cinque punti in altrettante gare, vincendo solo col Brescia senza mai tirare in porta, rigore a parte, pareggiando con Cosenza e Alessandria e perdendo con Ascoli e Reggina.

Dopo un anno, anche se di Serie C, nel quale, grazie a mister Caserta, era ritornato ad essere fortino, il “Curi” è di nuovo terra di conquista per gli avversari, con mister Alvini che non è ancora riuscito a dare un gioco offensivo decente alla squadra.

In trasferta il bel cammino da imbattuto, dieci punti in cinque gare, è scaturito soprattutto da un atteggiamento della squadra atto, in primis, a distruggere il gioco degli avversari, eccezion fatta per la gara di Benevento, l’unica giocata su alti livelli di gioco, terminata, purtroppo, zero a zero solo per l’imprecisione sotto porta.

E gli zero a zero sono stati ben tre su cinque gare, con soli quattro gol segnati che, sommati ai cinque realizzati in casa, una miseria, fanno del reparto offensivo del Perugia il secondo peggiore del torneo, dopo quello, manco a dirlo, del Pordenone.

Una delle principali colpe di Alvini è il suo integralismo, la sua ostinazione nel non modificare il suo 3-4-1-2, in particolare in casa, tenendo Kouan, in fase di non possesso, come falso trequartista a tamponare il play avversario e questo compromette non poco il gioco offensivo, anche perché Kouan non ha né la tecnica, né le giocate da trequartista e anche ieri sera se n’è avuta l’ennesima conferma.

Contro la Reggina ha poi anche sbagliato la scelta di qualche uomo, con Ferrarini preferito a Rosi, e Zanandrea a Curado, entrambi a disagio contro esterni e attaccanti calabresi, con lo stesso Lisi ancora in ombra.

Non si capisce poi il perché, con un centrocampo che non ha ancora trovato il giusto assetto e un attacco così anemico, Alvini tenga in disparte Sounas e Bianchimano, due dei protagonisti della promozione dello scorso anno con Caserta (a questo proposito, complimenti al grande mister per la seconda posizione, ad un solo punto dalla vetta, raggiunta ieri sera), anche se qui, probabilmente, più che le scelte di Alvini influiscono le decisioni societarie.

Come responsabilità della società è anche quella di aver costruito, sì una buona squadra, ma priva di gente che la butta spesso dentro, visto che sia De Luca che Matos, lo avevano scritto appena finito il mercato, non hanno mai avuto un particolare feeling col gol, eccezion fatta per i sette segnati come seconda punta di scorta dal brasiliano ad Empoli nella scorsa stagione. Ma lì ad allenarlo c’era un signor allenatore, quell’Alessio Dionisi andato splendidamente a vincere l’altra sera a Torino contro la Juve col suo Sassuolo, dimostrando anche in Serie A di essere un grande tecnico.

Un nostro primo giudizio su Alvini, quindi, con più ombre che luci, con il tecnico che avrà il tempo per smentirci, anche se è bene che lo faccia alla svelta perché, come detto, la classifica attuale, se pur discreta, è molto pericolosa.

L’occasione arriva dalle due prossime trasferte consecutive, quella di Ferrara di lunedì e quella di Como di sabato prossimo.

Il Perugia ha bisogno assolutamente di tornare a casa con almeno quattro punti e, soprattutto, deve riuscirci ritrovando una manovra di gioco simile a quella ammirata al “Vigorito”.

Sta ad Alvini trovare il modo, magari cambiando, finalmente, modulo e provando a ritrovare qualche vecchio interprete tenuto finora in disparte.

Danilo Tedeschini