Quando una sconfitta porta a riflessioni più profonde

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Perugia: duro confronto squadra-tifosi. Prima della partenza verso Montecatini, la tifoseria organizzata ha avuto un colloquio con tecnico e giocatori

Quando una sconfitta porta a riflessioni più profonde. Il ko con la Pro Vercelli ha messo a nudo i limiti di squadra, società e ambiente

 

Se la settimana scorsa ero inc***to, dopo la disfatta con la Pro Vercelli comincio ad essere seriamente preoccupato.

E non per la goleada subita domenica, né per la classifica in cui – al netto della sconfitta – siamo ancora lì.

Siamo secondi ad un punto dalle prime, la classifica è corta e nulla è perduto.

Sono invece preoccupato, perché l’aria si sta facendo pesante e non solo nel calcio, ma è l’atmosfera cittadina che improvvisamente nelle ultime settimane è diventata greve.

E si sente anche al Curi, facendo percepire come “tragedia” una sconfitta – pesante certo – ma che come detto tragedia non è, dato che non sposta più di tanto la nostra classifica e non modifica le nostre aspirazioni.

Sarà perché i problemi di un’azienda storica come la Perugina – importantissima per il tessuto sociale di questa città – già non ci fanno dormire sonni tranquilli.

E forse non ci fanno percepire la realtà con la necessaria serenità.

Ma non vorrei che la crisi in cui è sprofondato il Grifo, dopo la vittoria con il Frosinone, sia il sintomo di qualcosa di più grave, che non riguardi solo gli aspetti tecnici.

Più volte l’attuale assetto societario del Perugia Calcio ha dimostrato poca sintonia con l’ambiente cittadino, nonostante l’indubbia buona volontà da entrambe le parti.

Fin dal fraintendimento, da parte della Società, di una frase in TV che richiamava la storica sassaiola perugina del XIII secolo, testimoniata da un bellissimo dipinto di Salvatore Fiume a Palazzo Donini.

Frase che – nell’ignoranza della storia cittadina – fu interpretata dal Perugia Calcio come un invito alla violenza nei confronti del mediocre Grifo di Bisoli.

Invece che – com’era nelle intenzioni di chi la pronunciò – un riferimento allo storico spirito indomito della città, di cui la “Guerra dei Sassi” ne era l’espressione.

Ciò provocò comunicati stampa con minacce di querele – da parte della Società – chiaramente cadute nel nulla, quando finalmente si comprese l’evidente riferimento storico e l’assenza di ogni intento “violento”.

Vi fu, poi, l’ostracismo – per fortuna rientrato – nei confronti di due giornalisti di SportPerugia a cui fu negato dal Perugia Calcio l’accredito per alcuni mesi, per critiche non gradite.

Lo stesso comportamento che in questi giorni è stato fortemente – ed aggiungo giustamente – criticato al Questore di Perugia, il quale ha allontanato un giornalista dalla conferenza stampa per critiche non gradite all’operato della Polizia.

Poi da più parti si addebita alla Società di non aver preso posizione su alcuni recenti D.A.Spo. ritenuti dai tifosi alquanto ingiusti.

Certo, va sottolineato che – anche alla luce di alcune recenti vicende del calcio nazionale – i rapporti tra le società ed i Gruppi organizzati sono alquanto delicati e vanno gestiti con molta cautela.

Né è compito della Società entrare nel merito di provvedimenti di Ordine Pubblico.

Ma d’altra parte qualcuno evidenzia che alcuni D.A.Spo., irrogati solo perché dei tifosi sono pacificamente usciti e rientrati – ancorché indebitamente – dallo stadio di Carpi, senza alcuna intemperanza, né violenza, siano oggettivamente eccessivi.

E che magari la Società – nel dovuto rispetto del lavoro delle Forze dell’Ordine e della Magistratura – potesse quantomeno dimostrare la propria vicinanza a chi è stato sanzionato, solo per aver voluto dimostrare il suo amore al Grifo.

C’è stata, inoltre, la vicenda sui disagi alla preselezione ed ai botteghini, liquidata dalla Società con un comunicato in cui – in buona sostanza – se ne lavava le mani, scaricando ogni colpa sui tifosi che “devono arrivare prima”.

Poi l’eccessiva stretta di domenica scorsa sulle bottigliette d’acqua a cui è stato impedito l’ingresso allo stadio, in cui abbiamo visto gli Stewart togliere le bottigliette a chiunque: anche ai bambini.

Infine lo striscione dei Gruppi, di solidarietà ai dipendenti della Perugina, non fatto entrare allo stadio domenica, perché ritenuto troppo “politico” (?!?).

Tutte queste questioni – soprattutto quella relativa ai D.A.Spo. di Carpi – sono indubbiamente molto delicate.

Ma ritengo che da Pian di Massiano si debba fare un’attenta riflessione sul rapporto complessivo che il Perugia Calcio debba avere non solo con la sua tifoseria, ma con un’intera comunità.

É fondamentale il ruolo della Società tra le Istituzioni e la tifoseria, per ammorbidire i toni, creare raccordo e non appiattirsi su una posizione sola.

Essere un interlocutore autorevole, capace di eliminare ogni attrito tra le varie parti.

E non un terzo soggetto estraneo, assiso in un Aventino virtuale.

Ma parte attiva, integrante e sostanziale di un sistema virtuoso.

Perché sono queste cose – alcune piccole, altre meno – che unite l’una all’altra possono contribuire a creare microfratture tra il Perugia Calcio ed il principale patrimonio che essa ha: i propri tifosi.

E si sa: le microfratture ci mettono poco a diventare voragini incolmabili.

Poi conosciamo bene Perugia com’è.

Arriva la seconda sconfitta consecutiva – condita da una prestazione indecente della squadra – e si inizia a favoleggiare su “cataclismi” che starebbero affliggendo il gruppo.

Fratture all’interno dello spogliatoio.

Alcuni giocatori che non parlerebbero ad altri perché pretendono un posto da titolare.

Mugugni sulle scelte del Mister ed un’aria pesantissima che permeerebbe i locali di Pian di Massiano.

L’analisi fisiognomica dell’espressione di Falco quando è stato sostituito da Terrani (boh?).

Un Giunti incapace di gestire tutto questo.

Una disfatta casalinga con l’ultima in classifica.

Ed a Ponte S. Giovanni si aggira disoccupato il miglior tecnico che abbia avuto il Perugia negli ultimi venti anni.

Sicuramente – come detto – sono solo “favole” di una città di provincia, incline all’incontrollato chiacchiericcio.

Ma è tutto ciò che mi fa essere preoccupato, non più inc***to.

Può far molti più danni un ambiente pesante, poco sereno, in cui girano voci incontrollate – ancorché infondate – che carenze tecniche o di condizione fisica.

Certo è che domenica – al netto di una prestazione sotto tono – alla squadra è visibilmente mancato il “manico”, la guida tecnica.

Partiti con una formazione sbagliata, non c’è stata la capacità di inserire in corsa i necessari correttivi.

Poi, dopo il secondo vantaggio dei piemontesi, la partita – quantomeno nella testa dei Grifoni – è finita.

Siamo stati, però, pronti a giustificare in passato gli errori di tanti nostri ragazzi – i quali ci hanno poi ripagato con ottime prestazioni – ma siamo ora pronti a condannare senza appello Giunti ai primi errori?

Lo stesso Giunti incensato poche settimane fa, come il miglior tecnico emergente della B?

Al netto di tutte le scelte sbagliate che possono essere state fatte, ricordiamoci sempre – nel bene e nel male – che in campo ci vanno i calciatori e non l’allenatore…

In ogni caso la miglior risposta che la Società, la squadra ed il Mister possono dare a tutti non sono comunicati/conferenze stampa, interviste o proclami.

Ma è con i fatti.

Con una Società più attenta e sensibile alla propria tifoseria ed all’ambiente cittadino.

Con una squadra che fin da venerdì prossimo a Foggia – sul terreno di gioco – può chiudere la bocca a tutti i detrattori.

Azzerare qualsiasi chiacchiera, “favola”, illazione con i fatti, con il gioco ed i risultati.

Farci vedere che questa non è un’accozzaglia di “prime donne”.

Ma che è una SQUADRA: un organismo unito e compatto.

E che ci proverà seriamente.

Noi sugli spalti facciamo la nostra parte e staremo vicini al Grifo – come sempre – nel bene e nel male.

Ma i ragazzi e la Società devono fare la loro.

Sempre forza Grifo!

Avv. Gian Luca Laurenzi