Santopadre: “Sono ancora in piedi e rimango perchè nessuno mi sostituisce”

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L’amministratore unico del Perugia rompe il silenzio in occasione della cena natalizia con gli sponsor

 

C’era un tempo in cui arrivavano almeno un paio (o più) di interventi pubblici al mese, attraverso stampa, tv o canali ufficiali del club.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora e, a fronte di un clima generale radicalmente cambiato attorno alla proprietà, l’amministratore unico del Perugia Calcio, Massimiliano Santopadre, è tornato a parlare solamente in occasione della cena natalizia con gli sponsor, tenutasi nella serata di martedì 12 dicembre presso il Castello di Rosciano, nei pressi di Torgiano (Pg).

Lo ha fatto dopo un lungo silenzio che, a memoria, durava dalla scorsa estate, quando le “battaglie dei tribunali” per la riammissione in B avevano un’attenzione mediatica predominante.

“Sono ancora vivo e sono ancora in piedi – ha raccontato ai cronisti presenti – Tutto quello che è accaduto in questo periodo, soprattutto in questa estate, mi ha segnato in maniera importante. Però la vita va avanti e bisogna cercare il bene che rimane per sviluppare altro bene. Solo così si rimette in piedi un po’ tutto. É difficile ripartire in queste condizioni, ho perso tanta forza. Sono stanco e non riesco nemmeno più a parlarne di questa spaccatura con la piazza. A torto o ragione, mi dispiace, perchè ho meno forza da infondere alla squadra. Io sono un elemento della catena, che è fatta, oltre dal presidente, dai tifosi, dall’allenatore, dalla squadra, dal direttore sportivo… Ogni elemento deve dare energia per portare qualche punto in più. Oggi, 3 o 4 elementi di questi che ho nominato, ci mancano. Di conseguenza è più difficile fare punti. Io però sono abituato a rialzarmi, spero di farlo con chi ancora mi vuole bene e mi stima. La cosa che mi dà più fastidio? Il fatto che si dice che sia venuto qui per guadagnare e che continui a stare qui per guadagnare. E poi il fatto di non essere creduto a ogni mia parola. Così viene a mancare la fiducia verso la proprietà. I club sono sacri e c’è senso di appartenenza non solo per il club, ma anche per i proprietari dei club. Si creano delle voragini che alla fine fanno soltanto male al Perugia. Dire chi ha ragione o torto è superfluo e inutile oggi. Bisognerebbe azzerare e ripartire, ma forse non c’è nemmeno la voglia di farlo e si va avanti per inerzia. Poi tutto può succedere, abbiamo vinto un campionato a porte chiuse. Ma questo non significa che non abbiamo bisogno dei tifosi, anzi… Magari quel campionato, con i tifosi sugli spalti, lo avremmo vinto con 88 punti e non con 79 grazie alla differenza reti. Poi io sto qua, perchè ad oggi, malgrado nessuno mi creda, non ci sono persone serie e concrete che mi sostituiscano”.

Nicolò Brillo