Camplone: “E’ un Grifo da playoff”

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    Andrea Camplone, dopo una carriera da calciatore con Pescara, Perugia, Ancona e Gubbio, terminata nel 1999 inizia nel 2002 l’avventura da allenatore. Inizia dalla Promozione alla guida del Penne con cui riesce, dopo una breve parentesi all’Alba Adriatica, a vincere il campionato e portare la squadra in Eccellenza. Passa così in C1 con il Lanciano, ma il clima non è dei migliori e, dopo appena una stagione, viene allontanato dal club abruzzese: nonostante sia riuscito a salvare la squadra dalla retrocessione. Il 2007 sembra essere l’anno del “ritorno a casa”, ma prima dell’inizio del campionato, decide di lasciare l’incarico da tecnico del Pescara. Nell’ottobre del 2012 sbarca a Perugia dove, partendo da metà classifica, riesce a piazzare la squadra in zona play-off, ma viene fermato in semifinale dal Pisa, con una gara di ritorno davvero thrilling. L’anno successivo è quello buono e il tecnico abruzzese, dopo una cavalcata avvincente, riesce a vincere il campionato e a riportare la società umbra in Serie B: la Super Coppa di Prima Divisione è la ciliegina sulla torta. Nella successiva annata il tecnico centra nuovamente i play-off, ma non la vittoria così, a fine stagione viene esonerato e, successivamente, chiamato sulla panchina del Bari: anche qui, ottiene i play-off ma viene sconfitto 3-4 dal Novara.

    Camplone, sabato si affrontano le sue due ultime squadre: ha delle sensazioni particolari?

    A Perugia ci sono stato per sette anni, prima da giocatore e poi da allenatore, ed è normale che nei suoi confronti ho sempre un occhio di riguardo. A Bari, invece, sono stato solo sei mesi: un periodo relativamente breve ma molto intenso. Sto seguendo comunque entrambe.

     

    Il Perugia all’esordio contro il Cesena ha impressionato, per gioco espresso e per intensità, mentre il Bari ha deluso in casa contro il Cittadella. Continuità contro riscatto: chi avrà la meglio?

    Il Perugia mi è piaciuto molto, sia nello spirito che nel gioco con il quale ha affrontato il Cesena. Ha fatto un’ottima partita e, sicuramente, avrebbe meritato la vittoria. Il Bari, invece, ha steccato la prima: molto dipende dalla preparazione. Sicuramente ho visto un Perugia molto più in palla e sul pezzo rispetto al Bari, anche se quest’ultimo ha sempre uomini molto importanti che possono cambiare la partita.

    Dove può arrivare questo Perugia?

    Il Perugia deve continuare a giocare come ha fatto vedere: spensierato, sbarazzino. Poi nel calcio, si sa, le partite si vincono o si perdono sempre per un episodio. A Cesena, a mio avviso, c’è stata un’unica squadra in campo ma non sono capitate al Perugia le palle giuste per chiudere la partita. Poi, quando prendi gol, qualcosa non ha funzionato. Nei play-off questo Perugia ci può arrivare.

    E il Bari?

    Rispetto a quando c’ero io, ha rivoluzionato un po’ tutto. Quindi credo che abbia bisogno di un periodo di rodaggio. Nel mercato, a parte Brienza, non è arrivata nessuna punta anche se sono rimasti Monachello, De Luca e Maniero: gente che in Serie B fa sempre molto bene. Problemi maggiori ne vedo a centrocampo, dal momento che molti saranno impegnati con le rispettive nazionali e Romizi non ci sarà per squalifica. Potrebbero, secondo me, soffrire molto in quella zona, visto che il centrocampo del Perugia è molto più di qualità.

    Cosa conserva di positivo dell’esperienza sulla panchina del Perugia?

    Sono stati tre anni molto importanti: abbiamo fatto i play-off, abbiamo vinto un campionato e una Super Coppa. E’ stata un’esperienza sempre ai massimi livelli, sono emozioni che difficilmente si scordano. Spero solo, in cuor mio, che il Perugia possa finalmente fare il salto di qualità.

    E’ rimasto in contatto con il Presidente Santopadre?

    Ci sentiamo qualche volta, ci siamo anche rivisti di recente. Il calcio è questo, è pieno di interessi ed è normale che il presidente vuole vincere, è un tifoso e pretende sempre il massimo dalla squadra. Però bisogna capire che sia i giocatori che noi allenatori siamo esseri umani, e che, l’essere umano, ha i suoi limiti.

    Cosa non ha funzionato, invece, nell’esperienza di Bari?

    Bari è stata una felice sorpresa. La tifoseria è stata fantastica e mi hanno, da subito, accolto con grande entusiasmo. Mi hanno sempre aiutato e sostenuto. Peccato per come è andata a finire, anche se abbiamo raggiunto i play-off, che sono un traguardo importante. Poi da lì inizia un campionato a parte: dispiace perché avrei voluto lasciare qualcosa ad una tifoseria veramente splendida. Ciò che è mancato, secondo me, sono stati alcuni acquisti nel mercato di gennaio, dove avevamo puntato su giocatori giovani ma che purtroppo ci sono sfuggiti all’ultimo minuto. Volevamo ringiovanire la rosa, perché la B è un campionato lungo, non ci siamo riusciti e, alla fine, abbiamo pagato in freschezza e lucidità: anche se chi ha giocato ha sempre dato il suo contributo.

    Camplone, cosa si aspetta dal futuro?

    Sinceramente – sorride – niente. Si sa benissimo come funziona il calcio: un allenatore che vince, che fa bene sta a spasso mentre chi non vince, magari, allena anche ad alti livelli. Purtroppo non c’è meritocrazia, si va avanti per conoscenze. Per il momento sono in vacanza con mia moglie, mi godo questi ultimi giorni e poi, quando torno, staremo a vedere.

    Tornerebbe, un giorno, ad allenare il Perugia?

    Io sono un professionista, dove mi chiamano vado. Normale che se c’è un progetto serio, seguito da una proposta seria sono felice di andare: altrimenti sto a casa.

    Andrea Profidia