Sedivec: “Salerno non il massimo per me, ma Colantuono è un grande”

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Sedivec: “Salerno non il massimo per me, ma Colantuono è un grande”. L’attaccante ceco: “Perugia esperienza fantastica, con Ravanelli noi giovani rigavamo dritto”

 

A parlare in esclusiva per Sportperugia, questa volta è l’ex Grifone Jaroslav Sedivec. A circa un anno e mezzo dall’ultima nostra “chiacchierata” con l’attaccante ceco, torniamo ad intervistarlo in quanto doppio ex di Salernitana e Perugia.

Jaroslav, quali ricordi hai dell’annata a Salerno nella stagione 2010/2011?

“Dell’esperienza a Salerno non conservo grandi ricordi. Non perchè ce l’abbia con la piazza o altro, ma perchè fu un anno davvero difficile con una società assente che a fine stagione fallì. Nonostante questo avevamo raggiunto la finale play-off per andare in B, pur perdendola con il Verona. Ma è dura far bene quando non ci sono nemmeno gli strumenti per curarsi. Quell’anno ricordo che rimasi infortunato per un po’ di tempo”.

Anche l’esperienza perugina terminò con un fallimento, eppure la ricordi in maniera positiva…

“L’anno a Perugia nel ’04/’05, anche se è finito pure quello con il fallimento dei Gaucci, lo ricordo con piacere. In squadra avevo compagni di grande livello. Non è da tutti avere come collega di spogliatoio uno come Ravanelli…Ogni tanto riguardo un CD dei momenti più belli della mia cariera che mi è stato regalato. Rivedo Perugia, la curva, i tifosi, i miei ex compagni… E scorrono le immagini, rivedo un Perugia-Genoa terminato 2-2 in cui abbiamo riacciuffato il pareggio negli ultimi istanti di gara. Bello ripercorrere con la mente tutto ciò”.

I casi della vita. Stefano Colantuono, che lei ha avuto come tecnico al Perugia, ora guida la Salernitana, anche se domenica non potrà essere in panchina causa squalifica. Che tipo di allentore è?

“Colantuono lo reputo un grandissimo allenatore. Lo ha già dimostrato anche con i risultati in Serie A. Credo sia un tecnico molto abile e preparato. Lui un sergente? Effettivamente quando si è in campo pretende molto e soprattutto dà importanza al rispetto delle regole e dei ruoli. Poi però separa quello che è l’aspetto del rettangolo verde dalla vita di spogliatoio e da quella quotidiana. Là posso affermare che è una gran persona, disponibile e sincera”.

Continua a seguire il Perugia?

“Sono onesto, seguo sempre il Perugia, anche se spesso per impegni familiari non guardo le partite. Però dò sempre un occhio ai giornali quando si parla di Grifo e sono sempre lì a guardare i risultati dei biancorossi ad ogni giornata. Dispiace dover constatare che quell’entusiasmo che il presidente aveva portato quando è arrivato 6/7 anni fa, va scemando. Probabilmente hanno influito molto le tante delusioni nei play-off ed una promozione in A sempre sfumata, almeno per ora. Mi piange il cuore vedere i tifosi arrabbiati e creare un senso di distacco e quasi di disinteresse verso la loro squadra, come accaduto per esempio lo scorso anno. Perchè io so cosa significa avere il pubblico di Perugia dalla tua parte ed è bellissimo”.

Che campionato potrà fare questo Perugia?

“Diciamo che non è semplice fare subito bene con un allenatore come Nesta che ha bisogno di fiducia e di tempo per crescere come tecnico. La squadra è buona. Mi sento di dire che può tranquillamente ambire a qualcosa di più prestigioso che una tranquilla salvezza. Certo, è dura lottare per i posti in alto. Però chissà… Ma la categoria dovrebbe essere consolidata senza problemi anche quest’anno”.

Che differenza c’è tra il calcio di una volta e quello di adesso?

“Oggi il calcio è cambiato ed è totalmente diverso rispetto a quello di dieci/venti anni fa. Un po’ perchè è cambiata molto anche la società stessa ed il modo di raccontare il calcio attraverso Tv e social. Per un altro verso anche perchè i contenuti tecnici sono minori rispetto ad anni addietro. Oggi vedo giovani potenzialmente bravi e molto forti ma che sono senza umiltà e con poca voglia di emergere. In tanti danno più importanza a quella che è la loro immagine che ad altro. Ma ripeto, non è neanche solo colpa loro, è proprio un mondo che è cambiato. Ho avuto spesso la possibilità di confrontarmi su questi temi con alcuni miei ex colleghi ed amici. L’opinione è più o meno la stessa”.

C’è tanta differenza tra i calciatori di oggi e quelli di ieri?

“Io ancora gioco a bassi livelli nel dilettantismo. Vedo ragazzi che se fanno o bene o male per loro è la stessa cosa. Se vengono messi in panchina, invece che sgomitare per un posto da titolare, magari preferiscono subito andarsene. Questo a Perugia non sarebbe mai successo con gente come Ravanelli in spogliatoio. Figuriamoci se vedeva qualche ragazzo riprendersi col cellulare o violare le più elementari regole di squadra. Se lo avessimo fatto quell’anno a Perugia, Fabrizio ci avrebbe dato un “cazzotto” che da Pian di Massiano ci faceva arrivare direttamente a San Sisto dovevo vivevo in quel tempo (ride, ndr)”.

Intervista di Nicolò Brillo