Sirci e Recine: “Decisione Fipav uno smacco per il volley”. Il patron e il dirigente della Sir Perugia prendono posizione rispetto alla chiusura definitiva della stagione 2019/2020
A distanza di qualche giorno dalla decisione definitiva della Fipav di chiudere ogni competizione pallavolistica per la stagione 2019/2020, parlano i due personaggi di spicco dei ranghi dirigenziali della Sir Safety Conad Perugia. Il presidente Gino Sirci e il direttore sportivo Stefano Recine.
Il primo parla attraverso le colonne del “Corriere dell’Umbria”, manifestando indignazione per la posizione presa dalla Federazione e anche per come è stata presa.
“Un vero e proprio colpo di scena, nessuno ci aveva detto nulla. Anzi, ci eravamo lasciati diversamente dopo il cda di Lega e Consulta. C’era la volontà delle quattro squadre maggiori di giocare i play-off e all’incontro era presente pure il presidente Cattaneo”.
Quali le possibili ripercussioni? E cosa avrebbe fatto Sirci?
“Tutto questo è uno smacco per il volley. Staremo sei mesi senza giocare e nessuno parlerà più di pallavolo. Ne perderà il movimento, tutti si dimenticheranno e quanto fatto in questi anni sarà irrimediabilmente perso. Temo molto per questo. Io avrei aspettato a decidere. Si doveva attendere il mese di aprile, vedere come andavano le cose e magari riprendere gli allenamenti a maggio con tutte le accortezze del caso per giocare poi a giugno con il parere favorevole della commissione medico scientifica”.
Dunque una stagione buttata via?
“Abbiamo gettato alle ortiche un sacco di soldi e tanto tempo. Abbiamo fatto acquisti e investimenti importanti per nulla. Bisognava continuare per dare un senso alla stagione, anche se si trattava di un campionato monco e menomato. Noi e tanti altri club buttiamo un sacco di soldi nella pallavolo e contribuiamo a fare grande il movimento italiano e nessuno ci fa sapere nulla di una decisione di questa portata. Vi sembra normale? Ci siamo consegnati al coronavirus troppo presto”.
Gli fa eco, appunto, Stefano Recine con un’intervista a “La Nazione”.
“Questa decisione comporta un danno economico e di immagine enorme”.
E sui mancati proventi derivanti dalla Champions League (si parla di 250mila euro circa per la finale), Recine afferma:
“La Cev sta aspettando le decisioni delle singole federazioni e potrebbe allinearsi, questo aggraverebbe il problema”.
Nicolò Brillo