Due canzoni di Sanremo per spiegare la debacle col Cosenza. “Controvento” di Arisa e “Soldi” di Mahmood sintetizzano le cause della terza sconfitta interna consecutiva
Il mese di Febbraio è tradizionalmente il periodo nel quale si svolge la più importante manifestazione canora italiana, il Festival di Sanremo.
E i titoli di due delle canzoni vincitrici di quest’ultimo lustro, quella di Arisa del 2014, “Controvento” e quella di quest’anno di Mahmood, “Soldi”, ci possono essere utili per spiegare la brutta sconfitta interna dei grifoni contro il Cosenza, la terza consecutiva, su altrettante gare giocate al “Curi” nel girone di ritorno.
Controvento è infatti il modo in cui sono state costrette a giocare le due squadre, il Perugia nel primo e il Cosenza nel secondo, visto che dopo la Dea Eupalla, che lo scorso sabato a Carpi aveva agevolato la fortunata vittoria del Perugia, un’altra divinità, Eolo, re dei venti, si è resa protagonista nella gara del Grifo, soffiando in maniera impetuosa ma equilibrata, alle spalle dell’una e dell’altra squadra.
La differenza sostanziale è che nel primo tempo, quando il Perugia giocava controvento, i grifoni non sono mai riusciti ad impostare azioni decenti, soffrendo il pressing sui difensori troppo bassi, fatto attuare ai suoi ragazzi da quel vecchio volpone della panchina che risponde al nome di Piero Braglia.
E proprio grazie al pressing alto di Mungo su Moscati è arrivato il rigore che ha deciso la gara.
Il Cosenza, a favore di vento, che aveva già creato una clamorosa occasione per passare in vantaggio, fallita di un soffio da Capela, sciupava poi il facile raddoppio grazie ad un miracolo di Gabriel, il migliore del Perugia, che respingeva un tiro a botta sicura di Litteri.
Nell’intervallo tutti a dire che nella ripresa, col vento a favore, sarebbero stati i grifoni a creare occasioni per pareggiare e addirittura ribaltare la gara ed invece niente di tutto questo.
Solo una sterile pressione determinata, appunto, dal vento a favore, facilmente controllata dall’organizzatissima difesa calabrese, con una sola occasione creata, sciupata malamente da Vido e con i silani capaci, anche controvento, di affacciarsi pericolosamente in un paio di circostanze dalle parti di Gabriel.
E i meritatissimi fischi finali della Curva all’uscita dal campo dei grifoni, sottolineavano giustamente la prestazione incolore del Perugia.
La formazione di Nesta non può neanche appellarsi alle tante assenze perchè anche al Cosenza mancavano ben sei titolari.
Questa con la squadra di Braglia, oltre ad essre la terza sconfitta consecutiva tra le mura amiche, con una sola rete segnata, quella inutile di Melchiorri nel finale di gara col Palermo, è anche la quarta nelle ultime sei gare.
E meno male che in mezzo sono arrivate le due vittorie, quella episodica di Ascoli, agevolata dal rigore che nella ripresa ha sbloccato la noiosa inerzia della gara e quella fortunatissima e immeritata di Carpi dove si è giocato male come ieri col Cosenza.
E’ palese come la squadra, che aveva chiuso il girone di andata in affanno con due pareggi con Spezia e Cittadella, con l’unica vittoria colta con la banda del buco Foggia prima del sonoro tonfo di Cremona, stia pagando oltremisura il deludente mercato di riparazione del Perugia che evidentemente sta condizionando anche gli errori di Nesta di quest’ultimo periodo.
Il tecnico contava molto sull’arrivo almeno di due terzini di spessore, soprattutto quello di sinistra, prima priorità nelle carenze da sanare, e di uno stoccatore ed invece a sinistra non è arrivato nessuno, a destra è arrivato quasi fuori tempo massimo Rosi, che ha debuttato ieri, senza infamia e senza lode, palesando un evidente, quanto previsto, ritardo di condizione, mentre davanti il confusionario Sadiq, che ieri non è stato comunque tra i peggiori nella mezzora giocata, è sempre a secco di segnature non essendo mai stato uno stoccatore.
Per quanto riguarda gli altri due arrivi, sia Carraro, che non gioca neanche quando mancano tutti i centrocampisti titolari che Falzerano, in campo ieri per una ventina di minuti, debilitato dall’influenza, senza incidere, non diciamo che non servissero ma sono andati solo a rimpinguare il reparto, il centrocampo, migliore della squadra.
Ed è chiaro che il tecnico romano, che ha tirato avanti bellamente la baracca nel girone di andata, non sappia più cosa inventarsi, finendo per unirsi alla mediocrità generale del periodo.
E qui arriva in aiuto la seconda canzone di Sanremo, quella che ha appena vinto l’ultima edizione, “Soldi”, quelli che non sono stati colpevolmente investiti per poter rafforzare i punti deboli della squadra, nonostante il tesoretto acquisito negli ultimi anni con le plusvalenze milionarie di Drole, Zebli, Mancini, Magnani e Di Carmine.
Uno sforzo, almeno per il terzino sinistro andava fatto e, lo ripetiamo ancora una volta, se Martella costava troppo, bisognava avere pronto un piano B, senza arrivare alle ultime ore del mercato (Vitale e Mazan, finiti al Verona e al Venezia).
Anche ieri la pessima partita di Felicioli, di Vido e di Han, unita a quella di Bianco e Gyomber, hanno rimarcato questi atavici difetti della squadra cui non si è potuto o voluto porre rimedio e la classifica ne risente, col Perugia di nuovo fuori dalla griglia playoff e con le prime sei che stanno prendendo il largo.
Siamo a due terzi del torneo e probabilmente il destino finale di questo campionato, a meno di crolli improvvisi di qualcuna delle prime sei (su un sostanziale cambio di marcia del Perugia, al momento, ci crediamo poco, alla luce del trend delle ultime dieci gare con solo dodici punti conquistati, media da salvezza risicata) vedrà il Perugia, se va bene, accedere al solito preliminare con partita secca in trasferta da vincere obbigatoriamente, con tantissime possibilità di uscire subito ancora una volta o, in caso negativo, di rimanere nel limbo della mediocrità.
E intanto il pubblico continua ad allontanarsi dal “Curi”. Ieri, complice anche la giornata gelida, senza i quasi novecento tifosi cosentini presenti si sarebbe rimasti ancora una volta largamente sotto la media stagionale delle 7.600 presenze, già poche di per sé, il 12% in meno dello scorso torneo che era stato il peggiore dei quattro anni di B, con il Perugia scivolato al settimo posto nella classifica generale degli spettatori.
Mercoledì impegnativo turno infrasettimanale al “Penzo” di Venezia, uno stadio che l’anno scorso non ha portato decisamente bene al Perugia.
Con le due inseguitrici più vicine, la Salernitana e lo straordinario Cosenza di Braglia e la settima, lo Spezia, impegnate in casa, serviranno i tre punti per rimanere agganciati almeno all’obiettivo minimo del preliminare, anche perchè il risorto Cittadella, ottavo, andrà a far visita alla capolista Brescia.
Danilo Tedeschini