Bisoli: “Grifo nel cuore, mai ripudiato”

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Il tecnico romagnolo:

Il tecnico romagnolo: “Intervista travisata, ho rispetto della piazza. Perugia-Brescia può vivere di episodi”

 

Riparte il campionato di serie B e, insieme a lui, anche la nostra rubrica “il doppio ex di giornata”.

Così, in occasione di Perugia-Brescia, abbiamo deciso di intervistare Pierpaolo Bisoli, giocatore del Grifo (1999/2000) e del Brescia (2000/2001) e allenatore del Perugia nel campionato di serie B, stagione 2015/2016.

Anche e soprattutto alla luce di come Perugia e Brescia si sono mosse sul mercato, analizziamo insieme le due squadre e il loro modo di giocare.

“È innegabile che l’organico del Brescia sia importantissimo: è una delle candidate per la vittoria finale del campionato. Ha giocatori importanti e cambi altrettanto validi. Il Perugia, invece, l’ho visto giocare due volte quest’anno e, devo dire, che è stato costruito molto bene: un mix di giovani grintosi che si vogliono affermare e calciatori esperti che hanno voglia di essere ancora protagonisti. Saranno due compagini protagoniste della stagione”.

Quindi, che partita dobbiamo aspettarci sabato?

“Le due formazioni hanno una filosofia di gioco completamente diversa. Il Perugia è molto aggressivo e punta tutto sull’intensità, mentre il Brescia preferisce partire dal basso e ‘palleggiare’, con un ritmo molto più lento. Sarà una bella partita, equilibrata. Molto spesso sono gli episodi a decidere questo tipo di gare”.

Prima abbiamo parlato della rosa delle due squadre, ora soffermiamoci sui tuoi colleghi allenatori: Alvini e Inzaghi. Che tipi sono? Li conosci?

“Conosco entrambi. Alvini è una persona che si merita un palcoscenico importante come Perugia. È una brava persona ed ha già dimostrato di poter fare bene sia alla guida dell’Albinoleffe che della Reggiana, l’anno della Lega Pro. In serie B, sempre a Reggio Emilia, ha lottato fino alla fine ma non è bastato. Adesso ha avuto questa opportunità e, per il momento, la sta sfruttando bene. Inzaghi può già essere considerato un veterano della categoria: ha stravinto un campionato con il Benevento e vorrà sicuramente ripetersi con il Brescia. Solitamente le sue squadre giocano bene. Anche i due tecnici saranno sicuramente protagonisti di questo campionato”.

Ti rivedi più in Alvini o in Inzaghi? Dal punto di vista del carisma, sicuramente in tutti e due.

“Per come viviamo la partita siamo tutti e tre simili poi, però, ognuno ha il proprio modo di intendere il calcio. Mi rivedo in Alvini perché urla parecchio e penso che sia giusto così, stesso dicasi per Inzaghi. Tuttavia, ripeto, non c’è un modo giusto e uno sbagliato, uno vincente e uno perdente: è semplicemente un modo di gestire le partite”.

Molti considerano il campionato di serie B di quest’anno una sorta di A2. È davvero così?

“Ho avuto la fortuna di vincerlo 2 volte e posso dire che il campionato di B è sempre tremendo: se non sei sempre concentrato, rischi la sconfitta tutte le domeniche, anche quando pensi di aver trovato un equilibrio. Stesso discorso vale anche per i periodi no: basta poco e puoi compiere una serie di risultati consecutivi. Ci saranno momenti difficili per tutte le squadre: non bisogna farsi prendere dal panico, così come non bisogna farsi travolgere dall’euforia. Anche l’anno in cui ho allenato il Perugia c’erano squadre come Cagliari e Crotone”.

Oltre ad essere doppio ex di giornata, sei “diretto interessato” dato che nel Brescia gioca tuo figlio Dimitri. Che rapporto avete?

“C’è un grandissimo rapporto tra padre e figlio. Poi ora mi ha fatto diventare nonno e mi ha reso ancor più orgoglioso. Ogni tanto mi chiede consigli sul calcio, ma cerco di non entrare mai nell’argomento a meno che non sia lui a chiedermelo. Ha già un allenatore ed è giusto sia lui a guidarlo. È chiaro che, comunque, da genitore faccio di tutto per aiutarlo. Attualmente viene da un infortunio importante dal quale sta recuperando, ma ha tanta voglia di venirne fuori il prima possibile”.

Ora passiamo al Bisoli calciatore. A Perugia hai fatto parte di una rosa molto forte, con elementi come Nakata, Rapajc e sei stato anche titolare nella storica partita con la Juventus sotto il diluvio. Che ricordo hai di Perugia?

“Mi sono trovato benissimo a Perugia, sia come calciatore che come allenatore. Infatti, ci sono rimasto male quando ho ricevuto fischi quando sono tornato al Curi da avversario, quando allenavo il Vicenza. Anche perché tutto questo è successo perché sono state travisate le mie parole quando da allenatore del Vicenza mi hanno fatto una domanda sul Perugia. Tengo a sottolineare che porto e porterò sempre Perugia nel cuore e non so come mai sia successo questo. Certo è che non volevo offendere né il Presidente con il quale ho un buonissimo rapporto né tantomeno la tifoseria che ricordo con grande affetto. Sono veramente dispiaciuto: non ho mai ripudiato il fatto di essere venuto a Perugia, anzi è proprio il contrario”.

Rimanendo su quell’annata, da allenatore del Grifo, la stagione è stata molto complicata e difficile.

“C’è stato un momento del campionato in cui ci allenavamo in 11 e solo questo basterebbe a far capire la complessità della stagione. Inoltre, nel momento migliore in cui eravamo sesti, si infortunarono contemporaneamente Parigini, Drolè, Belmonte e Del Prete. Il nostro problema fu tutto il recupero con il Vicenza. Se chiediamo ai giocatori che hanno vestito la maglia del Grifo quell’anno, tutti risponderanno che raggiungere la salvezza in quelle condizioni è stato un vero miracolo sportivo. Oltre ad arrivare decimi con tutte le difficoltà appena citate, vincemmo anche entrambi i derby. E non dimentichiamoci anche il lancio di due giovani: Drolè e Zebli. Con il Presidente? Abbiamo un buon rapporto. Credo che sia uno che tiene al Grifo e che ci mette cuore e anima. Ha passione per il Perugia. Gli ho fatto di cuore i compimenti per la vittoria del campionato la scorsa stagione”.

Quindi, di quella stagione, non tutto è stato da buttare. Un ulteriore esempio, la “trasformazione” di Leonardo Spinazzola.

“Era stato acquistato per giocare da esterno alto o, addirittura, da mezz’ala. Dopo 3 partite, in cui Leonardo aveva giocato malissimo, gli proposi di impiegarlo da terzino, vista anche l’assenza di Alhassan. Lui era molto scettico di questo cambio ruolo, ma piano piano migliorò tantissimo: a gennaio di quella stessa stagione aveva già contatti con la Sampdoria, ma mi opposi al suo trasferimento, poiché volevo ‘godermelo’”.

A Brescia, invece, hai giocato con calciatori come Hubner, Pirlo e, soprattutto, Roberto Baggio.

“Anche a Brescia sono stato bene e vengo sempre accolto con tanto affetto. Ho avuto la fortuna di essere uno dei componenti della rosa del Brescia che, ad oggi, ha il record storico: sesto posto in serie A, traguardo mai raggiunto prima dalle Rondinelle”.

Elemento in comune tra Bisoli calciatore a Perugia e Bisoli calciatore a Brescia è l’allenatore: Carlo Mazzone.

“Ho avuto un vero maestro. Quando oggi alleno e vedo i miei colleghi allenare, mi rendo conto che Mazzone, all’epoca, era già molto più avanti di parecchi di noi che facciamo questo mestiere nel nuovo millennio”.

Intervista a cura di Michele Mencaroni