Grifo ancora in attesa, ma la situazione inizia a farsi difficile…

866
I presidenti di Perugia e Brescia fanno fronte comune e si affidano all'avvocato Grassani

Rosa in ritardo e rinforzata alla bene o meglio oltre a un Castori travolto dagli eventi: k.o. a Brescia e si rimane in fondo alla classifica. Ora almeno 4 punti dalle prossime due gare

 

Giorgio Gaber, a proposito dell’attesa, diceva in una sua canzone. “Perché da sempre l’attesa è il destino di chi osserva il mondo con la curiosa sensazione di aver toccato il fondo”.

Un po’ quello che sta accadendo in questo disgraziato inizio di campionato al Perugia, sempre in attesa di qualcosa, di giocatori, di punti in classifica, di un riscatto che non arriva.

A Brescia arriva invece un’altra sconfitta, la terza in quattro gare e, insieme ad essa, appunto, la curiosa, inedita, frustrante sensazione di aver toccato il fondo, probabilmente anche quello reale della classifica se nel pomeriggio odierno il Sudtirol non dovesse perdere il posticipo casalingo con il Pisa.

Un solo punto in quattro partite per  la squinternata truppa di mister Castori, al quale a Brescia non sono certo serviti i ritardati arrivi dell’ultimo momento, una delle tante peculiarità negative che si ripetono ogni stagione della gestione santopadriana, dei vari Beghetto, ancora nettamente indietro di condizione essendosi allenato, finora, da solo e accomodatosi addirittura in tribuna, e Bartolomei, aggregatosi al gruppo solo venerdì sera nel ritiro lombardo e giustamente andato in panchina per subentrare, a frittata cotta, solo negli ultimi venti minuti.

Con Strizzolo subito infortunato, l’unico dei nuovi a scendere in campo dall’inizio è stato Samuel Di Carmine, sostituito dopo un’ora  da Di Serio, ma anche l’ex cremonese, nonostante la buona volontà e pur dando la sensazione di avere ancora intatte le sue doti di attaccante nonostante i trentaquattro anni che compirà tra venticinque giorni, non è riuscito ad incidere. A tutto questo vanno aggiunte le assenze dello squalificato Sgarbi e degli infortunati Dell’Orco, Lisi e Strizzolo.

Ma tutto questo non può essere un alibi, o meglio lo diventa solo se ci si limita a guardare, poco obiettivamente, solo nel nostro orticello, perchè il Brescia, il nostro avversario, era anch’esso privo di ben cinque pedine, tre difensori titolari su quattro, entrambi gli esterni difensivi, Karacic e Huard, oltre al migliore centrale di difesa, Cistana, e due colonne del centrocampo come Van de Looi e Ndoj, tutti infortunati, con l’esterno Mangraviti, infortunatosi cinque giorni prima a Como, mandato necessariamente in campo all’ultimo momento, anche se non al meglio, per completare il reparto.

Nonostante ciò la squadra di mister Clotet ha meritatamente vinto la gara con una partenza a razzo, suggellata dai due gol e, dopo la rete di Luperini, ha saputo mantenere il vantaggio senza affanni per un tempo e mezzo, andando addirittura vicina al terzo gol in almeno due circostanze, con la traversa colta di testa da Ayé e con il rigore sbagliato da Moreo e parato da Gori, attento anche nel bloccare in tuffo, nel finale, una conclusione di Benali.

Il Perugia, invece, ha fatto come le stelle del famoso romanzo di Cronin, è rimasto a guardare, non riuscendo mai ad impensierire seriamente Lezzerini se non con un velenoso tiro dalla distanza di Di Carmine, sul finire del primo tempo, terminato di poco a lato e con una punizione di Vulic, alta di mezzo metro, pur manifestando nella ripresa una sterile, lenta, quanto disordinata pressione.

La sconfitta di Brescia non fa altro che confermare le nostre perplessità sulla rosa allestita dal Perugia, raffazzonata alla bene e meglio da Santopadre e Giannitti negli ultimi scampoli di mercato.

Rosa che, tra l’altro, pone alcuni seri interrogativi. Serviva un difensore forte perchè per Angella gli anni passano, l’usura fisica c’è e anche la lucidità non è più quella di una volta, anche ieri un errore su un suo passaggio indietro ha regalato un angolo al Brescia, ma il difensore non è arrivato.

In mezzo al campo servivano un’alternativa valida allo spento “Carraro”, pardon Vulic e una mezzala strutturata. E’ arrivato il solo Bartolomei, buon giocatore, anche se non più giovanissimo, trentatré anni, a corto di ritmo gara non avendo mai giocato a Cremona in precedenza, mezzala che può fare anche il regista ma se fa il regista manca una mezzala, e viceversa.

Come la metti siamo un po’ corti, nonostante sia rimasto, non sappiamo con quale spirito, Kouan, che già si vedeva spalancata la porta cremonese della Serie A nel cambio con Milanese, il regista, saltato all’ultimo istante.

In attacco, al contrario, c’è una pericolosa abbondanza. Pavoletti, rifiutando il Bari, ha fatto sfumare il passaggio di Melchiorri al Cagliari e adesso Castori si ritrova con ben sei attaccanti per due soli posti, una vera bomba ad orologeria per la tranquillità dello spogliatoio, soprattutto quando non arrivano i risultati.

Certo, il tecnico non è assolutamente esente dalle responsabilità e qualche errore lo sta facendo anche lui, ma più che altro sembra come travolto dagli eventi, incapace di reagire ad una situazione cadutagli dall’alto senza grosse colpe personali.

Il mister marchigiano è chiamato ad una reazione efficace: la farfugliante conferenza stampa di ieri dopo la gara non ci è piaciuta per niente. Sia schietto come è sempre stato e dica chiaramente cosa c’è che non va a trecentosessanta gradi, altrimenti, sta già succedendo, gli obiettivi ad alzo zero saranno immeritatamente spostati dal vero responsabile di questa situazione su di lui che di colpe ce ne ha ma fino ad un certo punto.

Prima della sosta ci sono le delicatissime gare con il forte Ascoli in casa domenica prossima e l’attesissimo derby del “Liberati” la domenica successiva.

Servono almeno quattro punti, caro mister, da queste due gare, sia per cominciare ad uscire da questa pessima, ingloriosa, posizione di classifica, ultima o penultima cambia poco, sia per tamponare la girandola di voci su eventuali suoi successori che qualcuno, ad arte, sta già cominciando a far girare pur di difendere l’indifendibile.

Danilo Tedeschini