Il Perugia a Genova fa la figura del pugile scarso

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Zero tiri in porta e il solo Furlan in grado di attutire gli attacchi dei rossoblù. Ora il ritiro, che somiglia tanto a una carta della disperazione

Zero tiri in porta e il solo Furlan in grado di attutire gli attacchi dei rossoblù. Ora il ritiro, che somiglia tanto a una carta della disperazione

 

Terza sconfitta consecutiva, la quinta nelle ultime otto gare, nelle quali il Perugia ha racimolato soltanto cinque punti, frutto dell’unica, episodica vittoria di Cittadella e di due pareggi casalinghi con il Frosinone e il Como.

Cinque punti in otto gare che collocano il Perugia al penultimo posto di questa parziale classifica delle ultime otto gare, davanti solo di un punto al fanalino di coda Benevento. E a questi numeri impietosi se ne aggiungono altri che fotografano perfettamente questo disgraziato campionato dei grifoni.

Diciassette sconfitte su trentatré partite, nessuna squadra ha fatto peggio, quattordici su trenta collezionate con Castori in panchina, poco più o poco meno del 50% in entrambi i casi.

Diciassette volte andati sotto nel risultato e MAI riusciti a portare a casa punti e, quel che più conta, quartultimo posto in classifica generale, adesso a tre lunghezze dalla salvezza diretta e dal playout con il vantaggio, con la zona retrocessione diretta, il terzultimo posto della Spal, alla quale andremo a far visita tra due turni, e il penultimo del Brescia, solo una e due lunghezze sotto.

Il tutto dopo la nettissima sconfitta per due a zero subita a Genova, benevolmente salutata ancora una volta dai soliti “violinisti” rimasti, pochi per la verità, che hanno esaltato la “bella prova” dei grifoni nel primo tempo. Definire bella prova la solita difesa ad oltranza “castoriana”, con Furlan sugli scudi almeno in un paio di occasioni prima di capitolare di fronte alla solita “cappella” difensiva, stavolta di Paz, senza mai riuscire a scaldare le mani a Martinez nel primo tempo, è un atto veramente “coraggioso”.

La ripresa ha accentuato ancora di più il divario tra una squadra, sì più forte, ma che soprattutto gioca al calcio e un’altra, sì più debole, ma che fa del gioco offensivo un optional sconosciuto, vuoi per la pochezza del parco attaccanti, vuoi, soprattutto, per il modo obsoleto di intendere il calcio del  nostro tecnico.

Gli ultimi numeri impietosi, quelli della gara di ieri, lo dimostrano: otto tiri in porta del Genoa, con due gol e cinque grandissimi interventi di Furlan a limitare un passivo che, altrimenti, sarebbe stato umiliante, contro  ZERO tiri in porta nostri, come accaduto col Modena!

La verità è che il Perugia a Marassi ha fatto la figura del pugile scarso, discreto mestierante per  poche riprese prima di traballare sotto i continui pugni dell’avversario, mai scalfito nel volto e nel fisico, evitando il k.o. definitivo solo grazie alle buone doti di incassatore del proprio portiere.

Per il resto, difesa vicina alla sufficienza, centrocampo nettamente insufficiente in Bartolomei e Capezzi con Paz, schierato a sorpresa sull’out sinistro da Castori, colpevolmente in ritardo sulla diagonale del primo gol e  i “trequartisti, prima Kouan e poi  Luperini, che non hanno mai acceso un attacco non pervenuto, come spesso accade.

Come uscire in queste ultime cinque gare da questa complicatissima situazione? Il massimo responsabile della società, nonché massimo responsabile di questo strazio, appena davanti a Castori, già in settimana aveva minacciato il ritiro in caso di sconfitta a Marassi e, ancorché edulcorata dalle parole del d.s. Castagnini nel dopo gara, la minaccia è stata confermata e i grifoni da domani saranno a Cascia per preparare la decisiva gara casalinga col Cosenza.

Non siamo stati mai favorevoli ai ritiri perché non abbiamo mai creduto che cinque giorni di ritiro possano trasformare, ad esempio, l’attuale Di Carmine e Di Serio in un Coda e in un Cheddira, un Ekong in uno Strizzolo o un Melchiorri (ahi ahi ahi), un Capezzi e un Paz in un Maita o in un Criscito e, soprattutto un difensivista come Castori in un propositivo come Aimo Diana, che ieri ha portato la Reggiana in B, a proposito, complimenti al “nostro” Roberto Goretti, d.s. emiliano, che dopo  aver centrato la salvezza col Cosenza lo scorso anno è stato promosso in B la Reggiana. Ma tant’è, proviamo anche questa perché “l’acqua è poca e la papera non galleggia”.

Per la salvezza diretta, sempre più lontana, servono, infatti, almeno dieci punti da queste cinque gare, un passo da Frosinone difficilmente ricalcabile, mentre otto punti punti, due vittorie, due pareggi e una sconfitta, ma assolutamente non col Cosenza al “Curi” e a Ferrara con la Spal, potrebbero essere alla portata di un Perugia diverso da quello delle ultime otto gare e sufficienti ad evitare la retrocessione diretta.

I primi tre da conquistare passano necessariamente per la gara casalinga di sabato contro il Cosenza, squadra che, al contrario del Perugia, nelle ultime gare ha conquistato ben tredici punti, passando dall’ultimo al quintultimo posto col Cittadella e che nelle ultime cinque gare ha subito solo un gol, quello di ieri, a causa di una decisiva deviazione sul tiro di Antonucci. Una partita tutt’altro che facile, quindi, ma ASSOLUTAMENTE da vincere.

Centrare la vittoria, infatti, sarà, probabilmente, l’ultima possibilità per continuare a sperare nella salvezza diretta o, quantomeno, nel playout col vantaggio. Un pareggio, invece, ci condannerebbe, a meno di autentici miracoli, al playout, probabilmente con lo svantaggio, sempre che il distacco dalla quintultima non sia, alla fine, di cinque lunghezze, adesso sono già tre, perché in questo caso il playout non si disputerebbe e la quartultima retrocederebbe direttamente.

Una malaugurata sconfitta, infine, non solo condannerebbe il Perugia al playout ma lo costringerebbe a giocarsi la gara della vita a Ferrara, la settimana dopo, per evitare una sanguinosa retrocessione diretta!

Danilo Tedeschini