Perugia: il crollo è verticale. Le colpe? Non solo Giunti

2018

Perugia: il crollo è verticale. Le colpe? Non solo Giunti. La squadra biancorossa non sembra più in grado di reagire. Sconfitte con lo stesso “cliché”

 

Alzi la mano chi, al termine di Cittadella-Perugia, con il Perugia primo in classifica con dieci punti dopo quattro gare, avrebbe solamente immaginato che dopo appena altre sei partite il Grifo sarebbe scivolato nella parte destra della classifica, dodicesimo per la miglior differenza reti della Salernitana tra le cinque squadre a quota tredici.

Un crollo verticale provocato dalle ben quattro sconfitte di seguito, cinque nelle ultime sei gare, a fronte del solo successo casalingo di misura col Frosinone, formazione che sta attraversando un periodo di crisi simile a quello dei biancorossi visti i soli tre punti colti nelle cinque gare da quella di Perugia in avanti.

E quello che allarma è che il “clichè” di queste sconfitte sia quasi sempre stato lo stesso: Grifo che va subito sotto dopo pochi minuti di gioco e che non riesce a rialzarsi, il tutto costellato da gravi errori dei singoli e di reparto.

Era successo in casa con la Pro Vercelli e a Foggia e, puntualmente, la brutta storia si è ripetuta anche al “Picco” di La Spezia, stadio tabù per i grifoni con le quattro sconfitte rimediate in altrettante gare dal ritorno in Serie B.

Ma quella di ieri è stata certamente la più umiliante e disarmante delle quattro e non solo per il pesante punteggio, addolcito in parte solo dall’inutile gol di Mustacchio allo scadere.

Non si può andare sotto dopo due minuti prendendo gol su azione d’angolo, non si può prendere il raddoppio al primo tiro dalla distanza, non si può, una volta riaperta la gara, prendere gol su una gravissima incertezza dei due difensori centrali su un lungo disimpegno dei difensori avversari.

Una squadra allo sbando, tranne per i venti minuti iniziali della ripresa, quella vista a La Spezia, con un Rosati ancora incertissimo, una difesa ancora una volta lenta e impacciata, un centrocampo confusionario e un attacco che non punge (le due reti, una di un difensore e una sul quattro a uno che non incide).

Cosa sia successo a questa squadra è difficile analizzarlo ma, a questo punto, comincia a sorgerci il dubbio che i primi risultati positivi abbiano fatto sopravvalutare questo gruppo.

Ribadiamo il concetto già espresso la settimana scorsa, quello che a Chiavari, alla prima giornata, il Perugia incontrò una squadra debole, priva dei rinforzi di Brivio e Crimi, arrivati nel susseguente scampolo di mercato, dello squalificato De Luca e di Aramu, appena arrivato dal Torino e impiegato solo nell’ultima mezzora, sul quattro a uno.

L’Entella da lì in poi ha fatto due punti in più dei grifoni.

Alla seconda giornata è arrivato il quattro a due sul Pescara di Zeman ma è noto come le squadre del boemo, sottoposte a intensi carichi di lavoro in estate, stentino a carburare nel primo mese di campionato per poi esplodere in seguito (il Pescara, infatti, è ora terzo in classifica ad un punto dalla vetta) e incontrarle in avvio è un grosso vantaggio.

Non è esente da colpe anche il tecnico Giunti, imputato numero uno per una fetta dei tifosi, che ieri sera ha sonoramente contestato squadra, allenatore e società al rientro da La Spezia, ma è normale che un tecnico all’esordio, che comunque aveva dato un buon impianto di gioco alla sua squadra, possa un po’ perdere la trebisonda in determinate situazioni.

Casomai è la società, che avendo dichiarato di voler migliorare il quarto posto dello scorso anno (promozione diretta o al massimo playoff da favoriti) doveva eventualmente optare per una scelta tecnica più navigata, anche se più costosa o fornire al tecnico una formazione completa in tutti i reparti visto che manca di un difensore di fascia sinistra di ruolo, che i limiti di Rosati erano ben noti e che, calata la sorpresa Han, con Di Carmine tornato alle sue lunghe pause realizzative e con Cerri, impalpabile a La Spezia, che non è mai stato un grande marcatore, anche in attacco sembra mancare qualcosina.

Martedì sera la normale, in altri tempi, partita contro il fanalino di coda Cesena assumerà per il Perugia i toni di una finale di Champions e sarà decisiva sia per il futuro di Giunti che, soprattutto, per quello dei grifoni.

Un mancato successo potrebbe probabilmente far precipitare il Perugia nelle sabbie mobili della lotta per evitare i play-out, che coinvolge, al momento, anche le squadre che sono appena un punto sotto.

Danilo Tedeschini