Un Perugia volenteroso ma poco pungente

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Un altro pareggio, un altro zero a zero casalingo, il sesto, con poche emozioni, a sancire ancora una volta la pochezza offensiva del Perugia di Bisoli che si avvia a concludere il campionato, mancano solo tre giornate alla fine, in un’anonima undicesima posizione, a distanza ormai siderale, soprattutto se domani sera il Cesena dovesse vincere il posticipo casalingo contro la Pro Vercelli, dall’ottavo posto. Una partita, quella contro il Bari, che ha riproposto il solito primo tempo d’attesa da parte del Perugia, quando ci si sarebbe aspettato, almeno ora che la squadra non aveva più niente da perdere, un assalto alla baionetta sin da subito per cercare il vantaggio e mettere la gara sul piano preferito ai grifoni. Ed invece, niente, solo qualche tiro da fuori in tutta la prima parte della gara, di fronte ad un Bari ordinato e tecnicamente valido ma monocorde e mancante di quel cambio di passo necessario per mettere in difficoltà la difesa perugina. Solo dopo il tardivo ingresso di Drole al posto di un‘ormai spento Guberti, il Perugia ha cominciato a premere di più, approfittando anche dell’evidente calo della formazione di mister Camplone ma, come accaduto in tante altre circostanze, il portiere avversario si è dovuto limitare solo all’ordinaria amministrazione, dopo aver effettuato ad inizio ripresa due buoni interventi su Ardemagni, sulle uniche due vere conclusioni nello specchio della porta di tutta la gara. Un Perugia volenteroso ma poco pungente, insomma, quello della ripresa, certamente migliore rispetto a tante brutte prestazioni casalinghe ma non certo protagonista di un’ottima partita, come un nervoso Bisoli l’ha definita a fine gara. Le dita di una sola mano sono addirittura troppe per contenere le buone gare, di ottime non ne abbiamo mai viste giocate dai grifoni in questo campionato, tutt’altro che esaltante, nel quale abbiamo atteso speranzosi l’ingresso in quell’agognata autostrada, più volte evocata dal tecnico di Porretta Terme e mai, purtroppo, imboccata. Siamo arrivati a Maggio dopo aver ascoltato per mesi la solita litania, “il mio Perugia lo vedrete a Novembre, poi a Natale, poi nel girone di ritorno”, senza che il Perugia, invece, abbia mai dato la netta sensazione di poter entrare a fine stagione nella lotta per un “posto al sole”. La squadra di Bisoli ha ruminato un calcio né spettacolare, né concreto, annoiando la gente e abbassando di oltre duemila spettatori a partita le presenze medie al “Renato Curi”, ieri solo grazie agli oltre mille tifosi baresi presenti si è evitato di scendere poco sopra le ottomila presenze, con un mancato introito globale nelle casse societarie di oltre trecentomila euro. E d’altro canto, scusate se saremo ripetitivi, sono i numeri, incontrovertibili, non le chiacchiere da bar, a certificare la più che deludente stagione bisoliana, soprattutto nelle partite casalinghe, quando si deve costruire gioco. Uno dei peggiori rendimenti degli ultimi sedici anni, secondo solo a quello dell’ultima stagione di Cosmi, ma in Serie A, quella della retrocessione dopo lo spareggio-farsa di Firenze, con una media casalinga di 1.55 punti a partita. Il terzo peggior attacco in casa con solo venti gol fatti, dopo i quindici del Como retrocesso e i diciannove del Vicenza, che però, al contrario del Perugia deve disputare ancora due gare in casa contro l’unica del Perugia. Il terzo peggior attacco complessivo con trentotto reti segnate, dietro solo a quello del Como, trentatre e del Modena, trentacinque, tutte squadre, Il Como, il Modena e lo stesso Vicenza, con le quali il Perugia è stato capace di perdere, col Vicenza addirittura in casa. Bisoli era stato preso perché lo si dipingeva come un allenatore concreto, che pratica un calcio poco spettacolare ma redditizio ed invece qui a Perugia sono mancati sia lo spettacolo che i punti e se non fosse stato per i sei gentilmente “regalati” da Avellino e Latina, arrivati a Perugia in pieno caos tecnico, con l’allenatore delle giovanili in panchina i pontini, rimasto solo per due gare regolarmente perse, una quella del “Curi” e con un allenatore, Marcolin dell’Avellino, che nel suo breve interregno di cinque partite, terminato proprio dopo la sconfitta col Perugia, ha conquistato la bellezza di un solo un punto, staremmo ancora parlando di salvezza matematica da raggiungere. La speranza, a questo punto, è che per la prossima stagione la società faccia tesoro di tutto questo e i “rumors” di questa settimana sembrerebbero confermare che possa avvenire una netta inversione di tendenza. L’importante è che se dovesse arrivare un nuovo allenatore, chiunque esso sia, gli sia fiducia, preservandolo da nocive intromissioni nel suo lavoro durante la stagione.

Danilo Tedeschini