Lavagna tattica: c’era una volta il Perugia

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Lavagna tattica: c'era una volta il Perugia. Ora anche i giocatori, soprattutto i più esperti, salgono sul banco degli imputati alla stregua della società 

Lavagna tattica: c’era una volta il Perugia. Ora anche i giocatori, soprattutto i più esperti, salgono sul banco degli imputati alla stregua della società

 

Subito dopo la gara con il Venezia mi sono arrivati un paio di messaggi. Uno era rappresentato da una foto con un bellissimo striscione attorcigliato alla Fontana Maggiore che recitava “Il bisogno di gridare alè Perugia…sentir si fa” e un altro che nel quale c’era scritto che Garritano da ieri sarebbe stato decisamente inviso ai giocatori del Perugia.

Parto da questo per commentare la penosa prestazione della squadra a Venezia, squadra senza cuore e senza gambe, facilmente sottomessa da una modesta squadra alla quale sarebbe andato benissimo un pareggio per salvarsi.

Di solito quando basta un punto a testa (visti i risultati in corso d’opera) i bookmaker neanche prendono le scommesse: i grifoni sono riusciti nell’impresa di uscire a mani vuote da due gare ove sarebbe bastato complessivamente un punto per salvarsi.

Finora ero stato abbastanza tenero con i giocatori, nel momento in cui erano prevalsi altri sentimenti, ma non l’apatia e la mancanza di cuore.

Venerdì il loro atteggiamento è stato assolutamente censurabile e non mi stupirei se la società adottasse provvedimenti nei confronti di qualcuno di loro.

Mi riferisco in particolare ai giocatori di maggior esperienza, di maggior personalità, come Angella, come Falcinelli, ma anche come Iemmello, che ha letteralmente divorato due gol, in particolare il secondo mi ha lasciato molto deluso.

In quell’azione Iemmello, sapendo che era distante dal pallone, avrebbe dovuto completare la torsione del corpo all’indietro, gesto naturale per chi di mestiere fa l’attaccante.

Invece lui è rimasto fermo, svogliato, colpendo la palla come un pezzo di legno con il risultato di ciccare il pallone e dimostrando soprattutto di avere “poca voglia” di fare gol. Situazione decisamente poco accettabile.

E’ inevitabile che ora anche i giocatori salgano sul banco degli imputati alla stregua della società: società alla quale domanderei con quale criterio è stato costruito il motore di ogni squadra, ossia il centrocampo.

Soffermandoci su questo reparto ci sono tutti giocatori giovani (a parte Falzerano), inesperti, acerbi, magari di prospettiva, ma attualmente con poca personalità e di conseguenza scarso carattere.

Sarebbero serviti decisamente almeno un paio di uomini di qualità, tecnica e mentale, per consentire alla squadra di non subire costantemente il dominio di quelle avversarie. Basta vedere i centrocampi dell’altre squadre della serie B per rendersi conto come quello dei grifoni sia tra i più carenti del campionato.

Concludiamo con un riferimento al dopo Chiavari quando si era affermato (erroneamente) che i giocatori fossero contro Cosmi: i fatti hanno palesemente smentito questa tesi, sbandierata subito dopo aver vinto la partita con l’Entella.

Anzi, da quello che trapela, sembra ci possa essere un nuovo ribaltone, ossia il ritorno di Cosmi. Evidentemente la società avrà considerato meno peggio la paura che il piattume di queste due gare.

Però, al di là delle scelte tecniche, un suggerimento al presidente e a tutta la dirigenza biancorossa potrebbe essere il seguente: scuotere questa squadra, parlare singolarmente con ogni giocatore, fargli percepire l’importanza vitale di questa gara, cambiare l’andazzo con una cena, un ritrovo conviviale, un qualcosa che possa dare una scossa…

Perché altrimenti si va in C e il più deluso e il più penalizzato sarebbe sicuramente il presidente Santopadre.

Fabio Orlandi