Le “rosse” e i (bianco)rossi: quanti errori in comune…

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Le “rosse” e i (bianco)rossi: quanti errori in comune… Rapporti umani, comunicazione e assenza di seria programmazione: Ferrari e Grifo condividono le stesse “nefandezze”

 

Nel weekend appena trascorso, in assenza di calcio giocato, chi vi scrive si è dilettato nel seguire il mondo dei motori.

Non un gran spettacolo quello offerto dalla Formula 1 nel gran premio del Belgio, tanto per usare un eufemismo. 

Ascoltando però i commenti post-gara di importanti giornalisti e figure del panorama motoristico rispetto alla magrissima figura della Ferrari, che ha toccato uno dei punti più bassi della sua storia, il parallelo con il Perugia, per certi versi, ci è venuto in mente in maniera quasi immediata. 

Ci spieghiamo meglio: pur parlando di due sport completamente differenti, alla base ci sono carenze simili che hanno portato in un caso a lottare nelle retrovie dello schieramento di Formula 1, nel secondo caso nelle retrovie del calcio professionistico, in Serie C.

Ma andiamo per gradi.

1 – GESTIONE SBAGLIATA DEI RAPPORTI UMANI  

Quante eccellenze cacciate, anche malamente, dalla fabbrica di Maranello nell’era post Schumacher solo per necessità di tagliare teste alle prime difficoltà. Risultato? Poca continuità tecnica e molti ingegneri e direttori andati a fare le fortune di altre scuderie. Per non parlare di piloti di grande livello sedotti e abbandonati dopo pochi anni, i quali invece avrebbero meritato maggiore supporto. Vi ricorda qualcosa? Anche a Pian di Massiano dei tecnici hanno lasciato per contrasti avuti con la dirigenza. O magari per aspettative deluse in fase di mercato. O magari per eccessive pressioni. Risultato? Continuo cambio di filosofia calcistica che, unito all’annuale via vai di giocatori, ha poi col tempo portato alla debacle dell’agosto 2020. Questo per dire che, alla base di tutto, certe volte una corretta gestione dei rapporti umani può davvero fare la differenza. Cosa che sembrano non comprendere né tra i vertici del “cavallino rampante” né dalle parti di Viale Pietro Conti. 

2 – POCA TRASPARENZA E GESTIONE ERRATA DELLA COMUNICAZIONE

A Maranello rimangono spesso senza spiegazione molte scelte tecniche e sportive, salvo addurre ad esse motivazioni sommarie o comunque poco credibili. Non ultima la situazione riguardante il tracollo verticale delle prestazioni rispetto alla scorsa stagione (in Belgio, a distanza di un anno, si è passati da un primo e quarto posto a una tredicesima e quattordicesima piazza). Cose simili sono accadute a Perugia. Perché non si è mai provato ad investire su un determinato gruppo di giocatori? Perché fino ad ora sono sempre cambiati continuamente staff tecnici e calciatori ma non i dirigenti? Perché il settore giovanile non ha prodotto alcun talento di rilievo in tutti questi anni? A queste ed altre domande siamo ancora in attesa di spiegazioni convincenti da chi di dovere. Maggiore trasparenza e serie riflessioni all’interno e all’esterno dei rispettivi sodalizi non farebbe male. Anzi, potrebbe solo giovare. 

3 – POCA UMILTA’ E TROPPI PROCLAMI 

Troppi pre-campionati in cui si è preferito vendere ai tifosi dichiarazioni roboanti e false aspettative subito smentite nei fatti dalla pista e dal rettangolo verde. E tutto questo, col tempo, non può che portare a un certo distacco tra tifoserie e rispettive “squadre”. Senza contare le pressioni che possono indurre certe parole verso gli uomini che vanno a confrontarsi settimanalmente sul campo con gli avversari. Anche qui il riferimento alle dichiarazioni del d.t. Roberto Goretti nel novembre 2019 non è certo casuale (“Senza serie A è un fallimento”). Forse maggiore onestà intellettuale ed umiltà non guasterebbero a volte. Altrimenti si finisce sempre a mascherare le delusioni sportive con il laconico “vinceremo l’anno prossimo”.

4 – VERTICI ASSENTI NEI MOMENTI “TOPICI” 

Chi tiene le fila di Ferrari e Perugia, soprattutto negli ultimi anni, ha spesso sbagliato tempismo e modalità di alcuni interventi e dichiarazioni. Per essere più chiari: quando c’era bisogno di maggiore comprensione e supporto è stato usato il bastone, quando c’era bisogno di maggiore decisionismo si è preferito lasciare correre gli eventi. E se la confusione regna sovrana nei “piani alti”, essa si ripercuote a cascata fino alla base della piramide.  

E l’insieme di tutte queste problematiche ha portato all’ottenimento di risultati sempre più scadenti ed umilianti.

Ed è facile poi scaricare la colpa sul singolo. E’ facile dare la colpa alle prestazioni del pilota, del calciatore o del tecnico di turno quando mancano i reali presupposti per creare un ciclo vincente e conseguire gli obiettivi dichiarati.

In sintesi, e vale sia per il Cavallino che per il Grifo, è anche e soprattutto dalla cura di questi “piccoli-grandi” dettagli, che all’apparenza possono risultare quasi insignificanti, che si arriva ad un cambio di passo generale. 

Non basta acquistare i migliori “pezzi” presenti sulla piazza per vincere. Vanno anche messi nelle giuste condizioni per rendere al massimo. 

Ferrari e Perugia hanno toccato forse i punti più bassi delle loro gloriose storie non tanto per i risultati ottenuti, ma per come sono arrivati.

Ma per ripartire, in entrambi i casi, non basterà una rivoluzione di uomini. Serve una vera e propria rivoluzione “culturale”, un modo diverso di intendere la gestione di un ‘team’. Altrimenti il rischio di continuare a fare ‘flop’ è alto. 

Nicolò Brillo