Alvini come Sacchi: tanta tattica ma poco estro

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Il tecnico del Grifo sugli scudi contro la Cremonese: niente spazio per D'Urso. Anche Pecchia prudente, ma i suoi

Il tecnico del Grifo sugli scudi contro la Cremonese: niente spazio per D’Urso. Anche Pecchia prudente, ma i suoi “gioielli” sono entrati in campo

 

Cos’hanno in comune Fucecchio e Fusignano, due comuni, lontani solo duecento chilometri tra loro, rispettivamente di quella Toscana e di quell”Emilia Romagna, regioni confinanti, rimaste baluardo di quel centro Italia “rosso”, operoso, contadino e industriale ma, al contempo, anche culturalmente elevato?

L’aver dato i natali a due tecnici come Massimiliano Alvini, fucecchiese doc, e Arrigo Sacchi, savignanese puro, che hanno fatto del tatticismo e della strategia il loro credo calcistico.

Ma tatticismo e strategia non sono sempre andati d’accordo con estro e piedi buoni per Arrigo Sacchi, con fantasisti straordinari della stregua di Roberto Baggio e Gianfranco Zola che, oltre a fare tanta panchina, per giocare  hanno dovuto adeguarsi al credo calcistico dello “straordinario” Arrigo, che limitava al massimo l’estro e i piedi buoni dei fantasisti, costringendo anche prolifici bomber come Beppe Signori a sacrificarsi in un lavoro sfiancante sulla fascia.

Massimiliano Alvini, che invece, nella sua lunga carriera ha molto spesso utilizzato nelle sue tante squadre il trequartista, a Perugia, dopo essersi inventato con poco successo un Kouan fantasista, ha ceduto alla mancanza di un vero numero dieci in rosa passando al tre-cinque-due.

Ma il bravo Giannitti, nel mercato di gennaio, ha colmato questa lacuna della rosa portando a Perugia il talentuoso D’Urso che, schierato nella ripresa a Cosenza ha dato subito un saggio delle sue qualità, disputando una grande partita, impreziosita dal magnifico gol di tacco.

In molti pensavamo ad una conferma o, quantomeno, ad un utilizzo part-time nella ripresa, dell’ex Cittadella anche contro la forte Cremonese, ma mister Alvini ha preferito imitare il suo illustre collega Arrigo, sacrificando l’estro al tatticismo e alla strategia, lasciando D’Urso in panchina anche quando, al posto dell’esausto De Luca, ha fatto entrare un contropiedista come Carretta, un pesce fuor d’acqua visto che la Cremonese di mister Fabio Pecchia, aveva rinunciato all’anima rock che l’aveva fin qui contraddistinta per abdicare al tatticismo, non prestando mai il fianco alle ripartenze.

Il buon Fabio da Formia, oltre ad attuare un ampio turnover, con ben sei titolari, Valeri, Bianchetti, Okoli, Zanimacchia, Fagioli, Buonaiuto, oltre all’infortunato Valzania, tenuti inizialmente fuori, aveva tenuto sorprendentemente in panchina, tra gli altri, quel Fagioli considerato a ragione uno dei talenti più puri di questa Serie B, già finito insieme a Carnesecchi e Okoli, nel mirino della Nazionale di mister Mancini.

Pecchia lo ha però buttato nella mischia nella ripresa e un paio di giocate deliziose hanno confermato la bravura del giovane scuola Juventus, ma l’insolito atteggiamento tatticamente prudente della Cremonese, fortunatamente, non ha contribuito ad esaltare al massimo le sue qualità.

Una gara così tattica, eccetto il primo quarto d’ora dove il Perugia ha ripetuto il felice, aggressivo approccio ammirato contro il Frosinone, sfiorando il gol con il tiro di Lisi, splendidamente mandato in angolo da un bravo Carnesecchi, tutt’altro portiere rispetto allo svagato Ravaglia del Frosinone, non poteva non terminare che con un noioso zero a zero, con la “fifa”, non quella dell’organizzazione mondiale del calcio presieduta da Infantino, ma la “fifa” intesa come paura di perdere, a farla da padrone per i restanti settantacinque minuti dopo il buon avvio biancorosso.

Il pari contro la capolista non è certo da buttare via, anche se arrivato al “Curi”, finalmente gremito quasi al limite della bassa capienza attuale, ma la nostra sensazione è che con più estro nel finale, determinato dall’eventuale ingresso di D’Urso, il Grifo avrebbe potuto tentare qualcosa in più.

La prestazione della squadra, comunque, sotto il profilo tattico e dell’impegno, è stata buona, anche in funzione del valore intrinseco dell’avversario.

Alvini ha riproposto i dieci undicesimi che avevano stritolato il Frosinone con il solo Matos, incolore la sua prestazione, al posto di Olivieri, subentrato nella ripresa.

Sugli scudi l’intero reparto difensivo, con Chichizola che ha salvato il risultato su Ciofani nella ripresa nell’unica palla gol lasciata alla Cremonese.

Peccato per l’ammonizione di Dell’Orco nel finale che gli farà saltare Alessandria, probabilmente insieme ad Angella, infortunatosi negli ultimi minuti della gara ma rimasto stoicamente in campo visto che le sostituzioni erano finite.

Una citazione la merita anche De Luca che ha retto praticamente da solo il reparto offensivo, poco supportato da Matos e anche dal subentrato Olivieri, facendo a sportellate con gli arcigni difensori grigiorossi, sacrificandosi in un lavoro oscuro e sfiancante che ne ha limitato la pericolosità sotto porta, prima di uscire stremato.

Sapremo nel pomeriggio se il pari farà rimanere o meno il Grifo, attualmente settimo con un punto di vantaggio su Frosinone e Benevento, impegnati rispettivamente oggi a Brescia e a Cittadella, in zona playoff.

Intanto dopodomani si rigioca, stavolta ad Alessandria, contro una squadra ferita dallo zero a tre rimedito ad Ascoli che ha interrotto il buon momento dei grigi.

L’Alessandria è la squadra che più somiglia sul piano tattico alla formazione di Alvini, con mister Longo che fa svolgere ai suoi un pressing asfissiante, prediligendo l’uno contro uno a tutto campo.

Molto probabilmente al “Moccagatta”, come accennato, mancherà la fortissima coppia centrale di difesa Angella-Dell’Orco e Alvini dovrà fare di necessità virtù.

Ma tornare con un successo da Alessandria sarebbe fondamentale e darebbe ancora più valore, in funzione della classifica, al pari con la Cremonese e lancerebbe il Perugia stabilmente e meritatamente all’interno della griglia playoff, per potersi giocare le sue chances in questo ultimo terzo finale del torneo cadetto.

Danilo Tedeschini