Caro Grifo, così rischiamo di metter’C’i le radici

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Venerdì l'organo si pronuncerà sull'iscrizione della Reggina. Meno drammatica la situazione del Lecco
 

Nel calcio, come nella vita, abusare della fortuna è sempre azzardato perché all’improvviso la Dea Bendata può decidere di emigrare verso altri lidi lasciandoti un conto salato da pagare, in questo caso nella classifica.       E’ quanto successo al Perugia di Formisano ieri a Chiavari, dove, senza l’aiuto dei legni colpiti dagli avversari in momenti cruciali come con la Lucchese, a Pontedera o con la Fermana, o del legno colpito dal Perugia che stavolta, a differenza di quelli colpiti dagli altri, manda il pallone in rete, a soli due minuti dalla fine con la Recanatese, o delle deviazioni avversarie finite nella loro porta, come accaduto, sempre nei momenti cruciali, contro la Spal, a Pontedera e, in modo clamoroso, quasi “fantozziano”, alla fine del recupero, a Pescara, il Perugia ha subito un umiliante cinque a zero dall’Entella.

Entella che era reduce dall’altrettanto umiliante quattro a zero di Cesena ma, vivaddio, subito contro la capolista e, soprattutto, che per contabilizzare cinque gol all’attivo doveva sommare tutti quelli realizzati nelle dieci gare precedenti, avendo il terzo peggiore attacco dopo quello delle cenerentole del torneo, Olbia e Fermana. Una batosta meritata contro una squadra discreta ma tutt’altro che trascendentale, non a caso i liguri sono fuori dalla zona playoff, che solo la consueta bravura di Adamonis, autore di due-tre pregevoli interventi, ha evitato che assumesse proporzioni bibliche.

Ma il conto presentato dalla classifica non si ferma al disastro di Chiavari perché, a sorpresa, ma con merito, la lanciatissima Carrarese di mister Antonio Calabro, ventuno punti in nove gare senza sconfitte, da quando il mister salentino è sulla panchina apuana, è riuscita a battere in casa, tre a due la corazzata Cesena, imbattuta da ben ventinove gare, sfruttando a pieno anche la superiorità numerica avuta per quasi tutta la ripresa e causata dal doppio giallo ad Ogunseye.

Ma siccome ieri non pioveva ma grandinava, alla vittoria della Carrarese si è unita anche quella del Gubbio al “Barbetti”, due a zero all’Arezzo, con la classifica che, conseguentemente, vede il Perugia sempre al quarto posto ma, adesso, lontano ben quattro lunghezze dalla Carrarese, saldamente terza e con una sola lunghezza di vantaggio sul Gubbio, quinto. Non osiamo ipotizzare quale sarebbe stata la classifica del Perugia senza tutti gli episodi favorevoli descritti in precedenza, che hanno accompagnato il cammino, interessante ma molto fortunato di mister Formisano sulla panchina biancorossa, ventidue punti in dodici gare, 1,83 a partita di media.

Sarebbe sufficiente togliere solo uno dei tantissimi episodi fortunati che hanno accompagnato Formisano, mascherando con i risultati le lacune di gioco e di organico del suo Perugia, il “fantozziano” autogol di Pescara, per far scendere la media punti del tecnico napoletano a 1,66 a partita, perfettamente identica a quella di mister Baldini, con la differenza che Baldini aveva giocato lo stesso numero di gare, nove, sia in casa che in trasferta, mentre Formisano ha potuto usufruire di due turni casalinghi in più, sette, rispetto, alle cinque giocate in trasferta, oltre ai rinforzi, una volta tanto arrivati a Gennaio, di Lewis e Sylla.

Tutto questo vuole dimostrare l’inutilità del cambio di guida tecnica attuato prima di Natale dal responsabile principale di questa situazione, il presidente Santopadre, perchè la colpa di tutto va ricercata nella infelice costruzione della rosa in estate, rosa con la quale Baldini ha fatto quasi un miracolo, perdendo due sole gare, nessuna in casa, su diciotto, mentre Formisano ne ha perse già quattro su dodici, una in casa, pur avendone vinte di più, nonostante gli arrivi di Sylla e Lewis.

Una rosa, quella del Perugia che, sulla carta, doveva, da retrocessa, lottare per il primato e che invece, dopo trenta partite, quando ne mancano solo otto, si ritrova a VENTIDUE punti dalla prima,  a DIECI, con una gara in più, la Torres gioca nel pomeriggio a Ferrara, dalla seconda e adesso a QUATTRO anche dalla terza, CINQUE se non vinci lo scontro diretto di Carrara a fine mese, a causa della nettissima peggiore differenza reti, tredici gol e con perfino il quinto posto a rischio, visto che il Gubbio è a un solo punto.

Il saccente Formisano appare ancora troppo inesperto per poter risolvere i problemi strutturali di questa rosa, alla quale, un po’ per necessità e un po’ perché ci crede, avendoli allenati fino a Dicembre, ha aggiunto molti giovani, ma i giovani possono andare incontro a grandi prestazioni o a figuracce come quella di ieri, escluso Seghetti, ricordiamo lanciato in prima squadra proprio da Baldini, che anche ieri ha cercato di fare la sua parte, sfiorando il gol del possibile due a uno con una grande giocata, sventata in angolo da un miracolo di De Lucia, unica grande occasione creata dai grifoni.

La Carrarese è la dimostrazione che se il cambio di tecnico viene fatto, in primis, con un tecnico esperto e, in secundis, avendo a disposizione una rosa valida, rinforzata con un paio di ritocchi a Gennaio, funziona. Gli apuani, passati dai mille lenti “passaggini” di mister Dal Canto, con i gol che arrivavano col contagocce, alle rapide verticalizzazioni in transizione di mister Calabro, che portano a gol a grappoli pur mantenendo la precedente solidità difensiva, hanno cambiato passo e stanno volando.

A Perugia tutto questo non si verifica perché al di là della bravura o meno degli allenatori succedutisi in panchina, Baldini, tacciato come “pareggione” a Perugia, ha preso il Trento in zona playout da cinque gare, due in casa e tre in trasferta, vincendone tre, pareggiandone solo una e perdendone una, totalizzando una media di due punti a partita, è la rosa costruita male la principale causa, al di là che il gioco attuato da Formisano non ci convinceva quando vinceva, figuriamoci quando perde sonoramente come ieri.

Non si può sempre contare solo sugli episodi fortunati perché può capitare che questi non ci siano e perdi, anche malamente come ieri. Adesso speriamo che la batosta non influisca troppo sul morale, soprattutto dei tanti giovani e che già da sabato arrivi una vittoria, anche convincente sul piano del gioco e non solo fortunata, contro l’Ancona al “Curi”, squadra da non sottovalutare ma pur sempre nelle posizioni medio-basse della graduatoria.

Chiudiamo tornando sempre lì, sul problema principale, ormai incancrenitosi da tempo, la società e i suoi “non progetti”. Fino a quando Santopadre non si deciderà a passare la mano, miracolosa vittoria dei playoff a parte che, con questa classifica sempre più penalizzante, si allontana giornata dopo giornata, in C rischiamo veramente di metterci le radici.

Danilo Tedeschini