Il Grifo cade sotto i colpi di arbitro e Var, ma i cambi non convincono…

794
Miele da censura, Mazzoleni come le

Miele da censura, Mazzoleni come le “scimmiette”. Ma la gestione del match da parte di Alvini lascia qualche interrogativo

 

Così fa male! Stavolta l’artefice della più che immeritata sconfitta per due a uno di Brescia è stato l’arbitraggio, che definire scadente è un eufemismo, del signor Miele, (ancora tu!), non nuovo a direzioni di gara sfavorevoli ai grifoni ma che stasera si è superato, lasciando in dieci il Perugia per oltre un’ora subito dopo il prepotente gol del vantaggio di De Luca, affibbiando un secondo giallo troppo fiscalmente a Ferrarini dopo una prima ammonizione che non c’era.

Ma questo è stato solo l’antipasto perchè, non contento, Miele ha poi graziato, almeno dell’ammonizione, Bisoli, reo di di un’evidente entrataccia in scivolata su Olivieri da arancione, continuando poi a fischiare spesso a senso unico e “impreziosendo” la sua prestazione da due in pagella con la perla finale del rigore solare, al pari di quello  fischiato da Abbattista sabato al “Curi” su richiamo del Var dopo il duplice fischio finale del  primo tempo, non concesso al Perugia per un evidente fallo di mano di Bertagnoli.

Miele, invece, invertiva incredibilmente la sua decisione attribuendo il fallo di mano a Matos, con la complicità del varista Mazzoleni di Bergamo che, come le scimmiette, non vedeva, non sentiva e, soprattutto non parlava (con l’arbitro).

Un “Miele amarissimo” quello ingoiato a Brescia dai grifoni che, senza questi marchiani errori del direttore di gara e dei varisti, sarebbe uscito dal “Rigamonti” con ben altro risultato.

Invece, per la prima volta in stagione, è arrivata la seconda sconfitta consecutiva, ancora più immeritata di quella maturata col Benevento in casa, perchè i grifoni, sia in undici contro undici, sia dopo l’espulsione di Ferrarini, hanno tenuto bene il campo, giocando a calcio meglio dell’impacciato lento e prevedibile Brescia, almeno fino ad oltre metà ripresa.

Qui ci ha messo del suo mister Alvini, perfetto come sempre nella preparazione della gara e nel far trasferire sul campo, dal gruppo, il suo credo calcistico ma che, a nostro parere, ha esagerato nelle sostituzioni di tutti gli attaccanti, togliendo prima Olivieri, rilevato da Falzerano nell’intervallo, poi cambiando D’Urso, il più tecnico, il più bravo insieme a De Luca a gestire la palla, per un opaco Santoro ed infine ha cambiato De Luca con Matos, che non è un centravanti e tantomeno non è adatto a  fa salire la squadra.

La cosa non è parsa vera a Inzaghi, che aveva già tolto tolto un difensore, Cistana per un esterno offensivo, Tramoni e che, a quel punto, ha rischiato il tutto per tutto, inserendo un’altra punta, Bianchi, al posto dell’esterno Leris e il giovane ex genoano, ispirato dall’inossidabile Palacio, ha pareggiato, approfittando anche dell’errore di Sgarbi, il primo e unico della gara,  prima di fornire lo splendido assist che ha chiuso il triangolo del del gol della vittoria di Palacio.

In molti obietteranno che De Luca era probabilmente stanco, ma perchè il quarantenne Palacio, che ha giocato alla grande tutta la gara decidendo la partita col gol del due a uno, non era stanco? Eppure è rimasto in campo fino al termine incidendo proprio nel finale nell’esito della gara.

Le sostituzioni, anche quella all’intervallo di Beghetto, uno che portava su tanti palloni, con Zanandrea, difensore puro, hanno fatto rinculare troppo il Perugia, agevolando la rimonta bresciana prima del “capolavoro” finale di Miele e Mazzoleni, anche se il Perugia aveva in precedenza sfiorato il raddoppio con una traversa colpita da Sgarbi nell’unica ripartenza della ripresa.

Sull’episodio finale è mancato anche un po’ di mestiere da parte dei grifoni, perchè se avessero fatto come i loro colleghi del Benevento sabato scorso, accerchiando l’arbitro con le loro proteste, dando al Var altro tempo per intervenire, probabilmente le cose sarebbero andate a finire diversamente.

Peccato, perchè il Perugia ammirato col Benevento e a Brescia non meritava di uscire con il carniere vuoto da queste due gare, con mister Alvini e i suoi ragazzi che si sentono giustamente defraudati dallo sconcertante arbitraggio di Miele.

Adesso, però, bisogna “resettare” alla svelta tutto e tuffarsi sulle prossime undici gare ancora da giocare, a cominciare dalla prossima, molto difficile.

Domenica, infatti, arriverà al “Curi” il Lecce, vedremo stasera se ancora capolista o meno. Un avversario molto forte ma che il Perugia, ancora nono, in attesa della gare del tardo pomeriggio del Frosinone e del Cittadella, al momento ancora insieme con i grifoni a quota quarantuno, se giocherà come ha giocato queste due ultime sfortunate partite, deve rispettare ma non temere oltre il dovuto.     

La strada per il preliminare è ancora nettamente aperta e praticabile per il gruppo di mister Alvini, augurandoci che a dirigere sabato la gara col Lecce venga designato un arbitro all’altezza della situazione e dell’importanza della partita.

Danilo Tedeschini