Grifo ma che combini? Fortuna Benevento e Carpi …

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Il ventesimo pareggio del Perugia, un vero record, non certo positivo, “conquistato” sul terreno dell’ultima in classifica, già retrocessa, se non è stato il più brutto in assoluto, è stato sicuramente il più deludente e poteva veramente costare molto caro ai grifoni se non fossero arrivate le contemporanee imprese del Benevento, vittorioso sul Frosinone e del Carpi, che ha sfiorato la vittoria a Verona, a salvare la disputa dei playoff del Perugia e delle altre formazioni, a meno di ulteriori suicidi delle inseguitrici degli scaligeri e dei ciociari nell’ultimo turno. Un Grifo senz’anima, che ha trotterellato per il “Francioni” denotando una condizione fisica preoccupante, limitandosi al compitino e, una volta trovato per due volte il vantaggio, si è fatto sistematicamente riprendere dai volenterosi ragazzi in maglia nerazzurra. E’ vero che i gol del Latina sono arrivati grazie a due calci di rigore, ma se ancora una volta, come accade quasi sempre dal suo provvidenziale arrivo a Perugia nel mese di Gennaio, Brignoli è risultato il migliore in campo, evitando sull’uno a uno l’eventuale vantaggio pontino con tre straordinari interventi, è evidente quanto possa preoccupare l’opaca prestazione dei grifoni, che, purtroppo conferma l’opaco finale di campionato della squadra di Bucchi, caratterizzato nelle ultime otto gare da ben cinque pareggi, quattro casalinghi su altrettante partite, la clamorosa “debacle” di Trapani e le sole due, estemporanee e fortunate vittorie di Novara e Vercelli. Undici punti in otto gare, con una media di 1,37 a partita, molto inferiore rispetto a quella, comunque tutt’altro che eccezionale, di 1,51 tenuta dai grifoni in questo campionato. Inutile poi giustificare la prestazione di Latina appigliandosi alle molte assenze, perchè anche i pontini erano privi di molti titolari come Brosco, Corvia, Mariga, Bonaiuto, Pinzoglio e Rolando, quest’ultimo subentrato nel finale. Ma evidentemente questa squadra più di questo non può dare e le lacune nella costruzione della rosa da parte della società, in funzione di un campionato d’avanguardia con l’obiettivo del salto di categoria, sono evidenti. Questa, lo abbiamo ripetuto fin dall’inizio, è una rosa che poteva galleggiare tra il sesto e il decimo posto. Merito solo del gran lavoro di Bucchi e, consentitecelo di rimarcarlo, delle parate decisive di Brignoli nel girone di ritorno, se la classifica pone il Perugia al di sopra di questo intervallo, al quinto posto. Ma evidentemente per poter fare necessità virtù, viste le lacune strutturali e i tanti infortuni sopraggiunti, Bucchi ha dovuto anche tirare forzatamente il collo a molti titolari, Brighi e Guberti, tanto per citarne qualcuno, con conseguente calo fisico in questo finale di campionato. Purtroppo il quinto posto ha fatto perdere ai grifoni quei vantaggi che la quarta posizione, importantissima perchè le avrebbe evitato il turno preliminare e, soprattutto, consentito di giocare l’eventuale semifinale col vantaggio della classifica e del fattore campo nella gara di ritorno, avrebbe garantito. Onde evitare di finire addirittura sesti o settimi, superati dal Benevento, tuttora a pari punti ma penalizzato dagli scontri diretti e dal Carpi, due lunghezze più sotto, occorrerà battere giovedì al “Curi” una Salernitana che non ha più niente da chiedere da questo campionato, magari sperando che contemporaneamente il Cittadella possa non vincere a Chiavari per poter così riprendere il quarto posto. Ma attenzione, perchè se Cittadella, Perugia e Benevento, impegnato a Pisa, non dovessero vincere e Verona e Frosinone, invece, lo facessero, i playoff salterebbero, stavolta definitivamente. Infine citiamo anche la possibilità, in caso di mancata vittoria dello Spezia a Vicenza in contemporanea con la vittoria del Frosinone, di un eventuale esclusione dell’ottava, lo Spezia dai playoff, perchè fuori dal perimetro dei quattordici punti tra la terza e l’ottava, con il conseguente passaggio diretto della quinta, in questo momento il Perugia, alle semifinali senza colpo ferire.

Danilo Tedeschini