La partita vista dal tifoso: Perugia-Avellino

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Non lo nascondiamo: prima del match contro l’Avellino, l’amarezza e la tristezza per il pareggio beffa di Brescia, ancora serpeggiavano tra il popolo del “Curi”. Diciamocelo francamente: qualche volta non siamo una squadra proprio “normale”, ma forse anche questo è un aspetto dalla doppia faccia. A volte siamo capaci di fare ottime cose contro presunti grandi squadroni ed altre volte ci perdiamo in un bicchiere d’acqua. Ma quando ormai si è entrati in questo circolo vizioso chiamato “Perugia calcio”, non si può fare a meno di lui. I tifosi del Grifo sono sempre lì tra i gradoni, proprio come cantano loro stessi: “Siam sempre qui …”. Giornata soleggiata e quasi estiva, manto erboso in perfette condizioni ed un avversario che forse è ancora più deluso del Perugia stesso per la stagione fin qui disputata.

Perugia-Avellino (1)

Fischio d’inizio Sciarpata durante l’inno e tanta voglia di sgolarsi ancora una volta fino al 90esimo ed oltre; fin qui tutto bene. Nel settore ospiti ci sono circa 350 avellinesi che pretendono una prestazione d’orgoglio da parte dei loro ragazzi dopo le ultime infelici uscite con il nuovo allenatore Marcolin. Nella Nord, nonostante non ci sia amicizia ma nemmeno grande rivalità, più di una persona riconosce la bellezza del tifo bianco-verde; Avellino è una piazza per certi versi simile a Perugia. Grande storia, tradizione e tifo accanito accomunano le due città. La partenza dei grifoni è a razzo, complice anche l’imbarazzante difesa ospite: subito due nitidissime occasioni da gol con Ardemagni ed Aguirre. Apriti cielo … Le imprecazioni per il vantaggio sfiorato ben due volte nel giro di dieci minuti non tardano ad arrivare.

Ci pensa Aguirre L’Avellino presenta grandi lacune e lo si capisce da subito. Lo sgusciante e “piccolo” Zebli diventa ben presto padrone della manovra perugina. Il gol è nell’aria e, finalmente, dopo uno scambio perfetto con Ardemagni, Aguirre non sbaglia e decide di accontentare la folla di casa. Nonostante la situazione non molto rosea in ottica play-off, l’esultanza non è comunque composta: crederci sempre, crederci e basta. Mai alzare bandiera bianca o affogarsi nella depressione; questo lo spirito che anima tutti, dai giocatori all’allenatore, dai tifosi al presidente, dai panchinari al magazziniere … e potremmo continuare ancora.

Rosati c’è Il nostro numero 1, Antonio Rosati, si riscatta alla grande dopo l’uscita a vuoto che ha fruttato il 2-1 del Brescia. Importanti risposte a Castaldo e company in più di una occasione. Applausi decisi e molto sentiti da parte della Nord quando l’estremo difensore blinda la porta con una parata spettacolare sulla punizione dell’ex grifone Roberto Insigne, fratellino dello “scugnizzo” del Napoli.

Belmonte-gol e diventa una passeggiata Meno quotato del “rimorchio” della tipa più bella della discoteca, nella ripresa arriva il gol di Belmonte. Una zuccata di testa su angolo di Fabinho che rende tutte le cose molto più semplici. Simpatico e geniale l’accostamento di Belmonte allo “scazzottatore” del cinema italiano Bud Spencer da parte di un tifoso biancorosso. Non ha tutti i torti: la grinta e la potenza fisica sono le stesse, la barba più o meno è uguale ed il suo compagno di reparto Massimo Volta potrebbe vagamente ricordare il più raffinato (ma non per questo meno spumeggiante) Terrence Hill. Intanto la curva canta in ricordo del tifoso “Tancio”, scomparso in un incidente più o meno un anno fa, ma che da lassù continua a seguire la sua squadra del cuore e a gioire come se fosse presente al “Renato Curi”.

Gli ultras avellinesi non la prendono bene … Tanti mugugni durante tutta la partita da parte dei tifosi ospiti verso la loro squadra, ma soprattutto verso il loro allenatore Marcolin. Il coro “Marcolin tornatene a Catania” e la contestazione finale, la dicono lunga sul malumore della piazza. Peccato, perché è una tifoseria che, come quella del Perugia, meriterebbe un campionato più avvincente. Ma questo conta relativamente, il Perugia ha vinto e la ciurma biancorossa tiene acceso un cero per la speranza di riagguantare l’ottavo posto.

Nicolò Brillo