Lavagna tattica: quando il tecnico sceglie il silenzio

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Lavagna tattica: quando il tecnico sceglie il silenzio. Cosmi, nel match con la Cremonese, ha scelto un profilo più

Lavagna tattica: quando il tecnico sceglie il silenzio. Cosmi, nel match con la Cremonese, ha scelto un profilo “light” cercando di lasciare i suoi più liberi di sbagliare

 

Gli elementi caratterizzanti di ogni allenatore sono essenzialmente due: la metodologia e la gestione.

Per quanto concerne la metodologia, ossia il modo e la maniera di allenare, si potrebbe aprire un capitolo quasi interminabile.

Ogni allenatore, infatti, ha la sua “ricetta” e a mio giudizio difficilmente confutabile, in quanto se porta al risultato, ossia al miglioramento dei propri giocatori, non ha possibilità di essere contestata.

Solo un cenno: a miei tempi si replicava all’infinito “la forca” e “il muro”, oggi aberrati un po’ da tutti e considerati in maniera elegante come “analitico” da fare il meno possibile, mentre si tende a privilegiare i cosiddetti “SSG”, cioè gli small side games, una serie di possessi palla e giochi di posizione ove si abbinano le qualità tecniche alle qualità condizionali e si esaltano i concetti di tattica individuale e tattica collettiva.

Mi soffermo invece sulla gestione del gruppo, cardine fondamentale di ogni squadra.

Si sentono spesso, troppo, la solite frasi scontate: “siamo un bel gruppo” “il gruppo è unito” ecc…

Frasi che lasciano perplessi in quanto quasi sempre fine a se stesse con l’unico obiettivo di nascondere problematiche che invece sono presenti all’interno dello spogliatoio.

Per quanto concerne il Grifo, sentire da Serse Cosmi (ora si sente tutto) frasi come “non sei al Barcellona” o “perchè non posso giocare in 10…”, a mio avviso non aiutano i giocatori a rimanere sereni durante la gara (vedi nervosismo, paura e poca tranquillità delle gare precedenti).

Bene ha fatto il mister ponteggiano contro la Cremonese a rimanere maggiormente in silenzio (come giustamente sottolineato dal telecronista) lasciando più liberi i giocatori anche di sbagliare: evidentemente il mister avrà fatto una riflessione su questo aspetto.

Per quanto concerne la gara..beh c’è poco da dire: non è un bel vedere a mio avviso notare come una squadra attrezzata, anzi attrezzatissima come la Cremonese ripieghi 15 metri dentro la metà campo, lavorando solo sulle linee di passaggio e poco o nulla sui riferimenti.

Quando recuperi palla, infatti, devi fare almeno 60 metri di campo se vuoi renderti pericoloso.

Ma qui entriamo nel concetto del “de gustibus”, in quanto era evidente come i giocatori grigiorossi fossero in piena sintonia con il proprio allenatore che ricambiava i movimenti e le corse all’indietro dei propri atleti sempre con espressioni positive ed incoraggianti.

Del resto, con mister Bisoli, la Cremonese ha recuperato posizioni importanti; quindi i giudizi estetici o sull’interpretazione del gioco, hanno ben poca valenza.

Sul Perugia mi limito a sottolineare un aspetto: giocare in continuità con questa rosa sta penalizzando pesantemente la squadra.

Vedere Di Chiara infortunato, Gyomber e Rajkovic fuori condizione, Angella sempre a rischio, Falasco che ha giocato gli ultimi minuti menomato, Nicolussi Caviglia in chiaro calo di condizione mentale dopo aver giocato sempre, Falzerano che se non è giornata sbaglia tutto, davanti che siamo molto fumosi…

Insomma, veder giocare sempre gli stessi tira in ballo inevitabilmente il mercato, non tanto quello estivo, ma quello di gennaio, ove la società ha praticamente sbagliato tutto, ma questo lo sanno anche loro.

Mantenere la categoria per non rifare gli stessi errori? Ce lo auguriamo tutti.

Fabio Orlandi